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SCAMPOLI

1927

In questa pagina:

1) Passaporto rilasciato ad Alessandro Pizzi.

2) Tessera dell’Associazione Nazionale Combattenti di Giovanni Zitelli.

3) Tessera dell’Associazione Generale Fascista - Dipendenti Enti Pubblici.

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Questo è il passaporto di Alessandro Pizzi, rilasciato nel 1927 e valido per Germania, Austria e Ungheria.

L'Associazione Nazionale Combattenti d'Italia, ente ufficialmente riconosciuto e nella sua attività organizzativa ed assistenziale largamente favorito dal Governo Fascista, fu fondata nel 1919.

L'Associazione Nazionale Combattenti operò sempre nel campo dell'ordine e della Nazione, ma la sua imponenza numerica e la insinuazione nei suoi ranghi di elementi politici diversi resero talvolta scarsa l'efficacia dell'imponente organizzazione. Fu per questo che il Capo del Governo Fascista, con Decreto 2 marzo 1925, vi nominò un Triunvirato di Reggenza che, sotto la Sua Alta vigilanza, ne ordinasse il funzionamento in perfetta armonia col Regime.

Nel 1938, nello Statuto del Partito Nazional Fascista, l’Associazione Nazionale Combattenti è posta direttamente alle dipendenze di questo partito.

Non era sfuggito a Mussolini che il numero degli iscritti all’Associazione Nzionale Combattenti (400.000 iscritti) era quasi il doppio degli iscritti al partito fascista stesso.

Un nuovo territorio aperto alla espansione del potere del PNF fu il campo degli enti pubblici, che riguardavano i settori più vari: dall’agricoltura all’assistenza sociale, dalla cultura al turismo, dall’industria ai lavori pubblici, dal commercio ai trasporti. Negli anni del regime, questi enti ebbero una notevole proliferazione rispetto al periodo liberale: dal 1901 al 1921 gli enti istituiti erano 102, e 7 gli enti soppressi; dal 1922 al 1943, gli enti istituiti furono 353 e quelli soppressi 101.

 

Data la varietà dei settori degli enti pubblici ce si moltiplicarono durante il regime fascista, occorre aver presente una distinzione fra la creazione di enti pubblici dovuta a esigenze e funzioni sociali ed economiche comuni, nel periodo fra le due guerre e soprattutto dopo la “grande crisi” del 1929, anche ad altri Stati occidentali, indipendentemente dal loro regime politico, e gli enti pubblici che erano invece creati o erano sviluppati, secondo la logica totalitaria del regime, per consolidare ed espandere il potere del Partito fascista nei confronti delle istituzioni tradizionali, e per attuare il progetto di conquista della società civile.

Il primo caso riguarda gli enti pubblici che venivano creati per far fronte a problemi inerenti allo sviluppo della società di massa e della modernizzazione, come, per esempio, nel campo assistenziale, l’ONMI (Opera nazionale maternità e infanzia, 1925) o l’INAIL (Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro, 1933), oppure derivavano dalla necessità di interventi statali nel settore dell’economia, come avvenne dopo la grande crisi, con la creazione dell’IMI (Istituto immobiliare italiano, 1931) e dell’IRI (Istituto per la ricostruzione industriale, 1933).

Il secondo caso riguarda invece, in modo specifico, la proliferazione di enti pubblici ispirata dalle esigenze della politica totalitaria, come per esempio il LUCE (l’Unione cinematografica educativa, 1925), l’Opera nazionale dopolavoro, le organizzazioni del Partito fascista (che divenne esso stesso ente pubblico) e tutte le altre numerose organizzazioni da esso dipendenti.

Questa distinzione, tuttavia, non implica l’esistenza di una sorta di confine insormontabile fra un settore parastatale propriamente tecnocratico, controllato esclusivamente dallo Stato, e un settore parastatale propriamente politico controllato esclusivamente dal partito.

Proprio per effetto della simbiosi fra Stato e partito tipica del sistema politico fascista, questo confine, anche quando era tracciato teoricamente, di fatto non esisteva, oppure era scavalcato, più o meno agilmente, dal Partito fascista.Il risultato fu uno sconfinamento continuo e la crescente estensione della invadenza del partito nel mondo della cosiddetta «burocrazia paralela», dove il PNF incontrò minori ostacoli che nel mondo della burocrazia statale tradizionale, anche se neppure questa si sottrasse del tutto al suo controllo, esercitato attraverso l’Associazione generale fascista del pubblico impiego, sorta nel 1927 e posta alle dipendenze del PNF.

Testo tratto dal libro “Il Partito Totalitario di Emilio Gentile
(http://www.lemonnier.it/lmu/lmu/pdf/QDSGentile/07_QDS_Gen tile.pdf)