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1939 - Cartolina inviata da Don Giuseppe alla zia Rosa Canovai in Pizzi

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1940 - Lettera inviata da Don Giuseppe alla zia Rosa Canovai in Pizzi

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1941 - Lettera di Don Giuseppe alla cugina Maria Pizzi in Zitelli

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Buenos Aires 25 marzo 1941

Mia buona e cara Maria,

credo che D.C. ti avrà spiegato già quello che è successo : appena ricevetti la notizia della morte della povera zia (Rosa Canovai in Pizzi), non inviai un cable, al comune dolore: non potetti scrivere subito perché in quei giorni ero stato assicurato – e è poi stato confermato che era vero – che il servizio aereo aveva patito un interruzione: non appena questa cessata ho subito scritto: come sai la lettera, che viaggiava in un bel pacchetto di corrispondenza, che mi era costato non poco tempo di lavoro, è andata perduta nella disgrazia dolorosissima che ha colpito il servizio e ha provocato la morte di due valorosissimi piloti, uno dei quali si era spinto da Rio fino qui a Buen. Air. Poco tempo prima. Che dirti mia buona Maria? Se non che mi unii con tutto l´animo mio al vostro cordoglio e lo vivo ancora e forte nell´animo: io, quando partii, prevedeva di non vederla più, ed ella anche lo intese........., ma ciὁ non ha impedito – contro il detto del proverbio – che io ne sentissi egualmente viva la pena: immagino la tua, la vostra, immagino la filiale e amorosa cura, con cui tu avrai compiuto il tuo dovere verso di Lei e assai di più: mi consola il pensiero che il suo spirito era nella pace del Signore e la certezza che in quella pace è stato raccolto. Ho pregato, ho fatto pregare e ricordo costantemente e amorosamente nel Santo Sacrificio. Rammento con quanta gioia e quanto sincera mi accoglieva; quanto gli erano gradite le mie visite, rammento come si apriva con me volentieri, nel suo dire confidenziale e mi confidava talvolta pene e segreti: ma il suo dire finiva sempre a parlare di te e di Gabriella, ed io restavo commosso nel vedere quanto vi era affezionata e quanto vi voleva bene:  ´´quella fija´´, e in quella espressione confidenziale metteva un´inflessione ed un affetto particolarissimo: ho pena pensando di aver fatto mancare alla (zia morta) le mie visite: erano rare: tante volte vedevo che proprio avrebbe desiderato che fossi andato più spesso: non c´era l´ombra di un complimento nel suo invito: ne ho quasi un po di rimorso, ma io mi ero proposto, mi sono proposto di dare tutto il mio tempo alla povera vita da Sacerdote e mi sembrava fosse perduto tutto quello che non era speso direttamente in prediche e confessioni: ho mancato in questa materia tanto, tanto con la mia povera mamma, ho mancato anche verso di lei: ella mi perdonerà dal cielo e pregherà per me. Era l´ultima persona che mi restava della casa del mio povero papà: ora sono tutti in Cielo: nella mia lettera rispondevo alle tue preoccupaz. circa la faccenda della success. E sono proprio dolente che le cose che ti diceva non ti siano arrivate: ora tutto è risolto – immagino – ed io arrivo......... con i soccorsi di Pisa: senza dubbio fai ottimamente a difendere con fermezza ciò che ti appartiene e che appartiene alle tue figliole; ed ottimamente fatto di trincerarti dietro Giovannino: del resto, se ti puὁ essere di conforto la mia parola, stà pure tranquilla in coscienza, perché non fai che compiere la sua volontà: ella avrebbe fatto anche l´impossibile per assicurare a te quanto più poteva: tante volte si era consigliata con me, sul modo migliore di riuscire in questo intento: mi raccontava gli armeggi a cui era costretta a ricorrere per non farsi vedere da ... e come la trovavo contenta quando quache marachella gli era riuscita! Evita evidentemente le liti, non solo perché sono cattive in se, ma anche perché sono sempre, anche nella migliore delle ipotesi, dannose, ma difendi fermamente ciὁ che è tuo, cosi come senza dubbio Giov. saprà far bene: digli per questo la mia affettuosa simpatia!

Ti sono grato assai del pensiero che hai per me: ma non dell´augurio che è implicito nel pensiero: io sono già oppresso dalle responsabilità che sono annesse a questa mia, sia pur modestissima funzione, e non ne desidero delle altre: chiedo solo a Dio – e ti prego a te di chiederlo per me – che mi conceda di servire con assoluta dedizione, con vera fedeltà la Chiesa santa che mi appare ogni giorno più degna di essere servita, con assoluto sacrificio, di tutto, così come il Signore mi ha dato grazia di fare, lasciando tutto ciò che amavo per servire il mio dovere: questo solo conta! Ho di lei – e li avevo e li ho carissimi, ma purtroppo non li ho qui con me, non avendoli potuti mettere nelle mie casse e quante cose non ho potuto mettere! – i libri del Cardinale Maffi, che mi regaló nell´ordinazione e che mi furono tanto tanto cari. Questa è naturalmente per te sola e tieni per te quel che ti dico: per premunirmi l´ho scritta in doppia copia, cosí che se va perduta la prima, spero di fare arrivare la seconda almeno. Quando ci vedremo? Speriamo non lontano.... Ma chi puó sapere questo con certezza, non dico ma anche solo con approssimazione? Sono già 15 mesi che sono qui e mi sembra impossibile: il tempo passa in questo paese con una velocità formidabile e manca il tempo... anche per accorgersene! Abbiamo un´estate magnifica, cioè non è sembrata neppure estate è l´estate più fresca che io abbia avuto in vita mia e ora siamo in un piacevole autunno: è qui, la stagione più bella: ma io non ho neppure tempo di accorgermi del cambio delle stagioni: lettere lettere sopra lettere, eppoi ora incomincio un poco a lavorare di gusto in spagnolo predico: e scrivo: ho passato un caro San Giuseppe, tante anime buone mi hanno rallegrato la festa: mi hanno regalato un ammitto bellissimo e altri recami. Ma tu sei stata un pó birbantina a no scrivermi più...! È da tanto tempo che voglio sapere qualche cosa e non vedo mai niente: sii bona, scrivimi e salutami tanto, tanto Giovannino e digli che mi farebbe tanto piacere di fare una partitella a bocce con lui alla vigna. Quando ci toccherà? Aspettiamo intanto e confidiamo e speriamo, che chi vive sperando… con quel che segue. Dunque tante cose care, ricordami, salutami la famiglia di Adriana e compagnia: conservami la tua accoglienza buona e cara per quando ritorno e salutami l´ingegnere là…come si chiama, va ora non viene il nome[1], quello che fu con me a Genova, il cognato di Giov.

Un arrivederci proprio di cuore ed il più affettuoso saluto.

Don Giuseppe

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[1]   Pietro Rappagliosi che lo accompagnò alla nave, a Genova, il giorno della sua partenza per l´Argentina.

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