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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via di Monterone (R. VIII – Sant’Eustachio) (da Corso Vittorio Emanuele II a piazza dei Caprettari)

La via deve il suo nome alla famiglia Monterone di Siena, che vi possedeva una casa e che, sembra, vi abbia edificata la chiesa con annesso un piccolo ospizio per alloggiarvi i pellegrini senesi. La chiesa fu chiamata perciò santa Maria in Monterone: “dietro l'altare maggiore v’era il cimitero ed a sinistra un ospedale; nell'atrio v’era un'epigrafe che diceva: “Diane pro salute Imp.L.Septimi Severi, Aureli, Antoniani, Augusti F. Iuliae Ang. Matri Castrorum

Fu restaurata prima del 1245, poi nel 1597, ed in seguito sotto Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi - 1676-1689) [1].

Nel  1893,  nel  rifare  il  pavimento,  fu  trovata  l’epigrafe  di  Anicia  Faltonia Proba [2].

La chiesa di tipo basilicale fu costruita, con materiali tolti dal portico “Eventus Boni[3], sull’area di quest’ultimo che era confinante con gli edifici di Agrippa (prope supradictum Pantheon fuit templum Boni Eventus, variis columnis exornatus).

La via Monterone sboccava sulla via Papale e vi si accedeva da Piazza dei Lante o Caprettari. Entrando da questa parte si trovava subito il palazzo che fu di Sabbas de Naris, maestro delle strade nel 1473, palazzo adorno di statue e bassorilievi che ha dato il nome al vicolo de’ Nari (vedi - Sant’Eustachio).
Anche i Capranica del Grillo, che abitavano nella zona, si costruirono un palazzo, nel 1562, all’angolo opposto alla chiesa [4], dove è morta la grandissima attrice tragica Adelaide Ristori (1822-1906) [5] che era moglie di un Capranica.

La famiglia dei Vittori, dopo aver acquistato i fabbricati dei Tebaldi,  dei Minutolo e degli Alberini, costruirono il palazzo che fa isola fra via di Torre Argentina, via Monterone, via dei Nari e via dei Sinibaldi, e che passò poi, nel ‘600, ai Marcellini ed, in seguito, ai Sinibaldi che erano già in Roma nel 1239. I Sinibaldi dovettero la loro fortuna a Falcone Sinibaldi che fu tesoriere di Innocenzo VIII (Giovanni Battista Cybo - 1484-1492).

L’archeologo e scultore Flaminio Vacca (1538-1600) possedette il fabbricato di fronte alla chiesa di Santa Maria in Monterone, nel cortile del quale venne edificata la chiesa di “San Benedetto della Ciambella” o “S. Benedetto e Scolastica dei Norcini” che ha il suo ingresso sulla via di Torre Argentina.

Fra la chiesa di Santa Maria e lo sbocco sulla via Papale (Corso Vittorio Emanuele) “un palazzo colonnato, con camere, pozzo e torre” fu degli Orsini (forse via Monterone n. 69).

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[1] )            I restauri indicati dalle lapidi sono del 1351-1542-1682-1754. Da una Bolla di Urbano III (Uberto Crivelli - 1185-1187), si rileva già la sua esistenza.

[2]              “Anicae Faltoniae Probae, fidei nobilitatis antiquae, ornamento Anicianae familiae servandae ac docendae castitatis exemplo, consulum proli, consulum matri, Anicius Hermogenianus Olybrius vir clarissimus Consul ordinarius et Anicia Iuliana, clarissima femina eius devotissimi filii dedicarunt”.

[3] )            Il “Porticus Eventus Boni” sorgeva in parte sull’area di Santa Maria in Monterone e si spingeva sino a via dei Sediari (Lanciani).

[4] )            Nella Chiesa ebbe sede la Congregazione dei giovani Compositori e Impressori di caratteri, sorta nel 600 sotto l’invocazione di S. Raimondo  Nonnato, alla quale era stata assegnata una cappella (oggi non più esistente). Chiusa per l’invasione francese (1798), il sodalizio officiò una cappella nel palazzo della Stamperia Camerale.

[5] )            Col suo nome e cognome, anagrammato, fu creato il motto: “Sirio d'arte ideal”.

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Via Monterone
- Via dei Redentoristi
- Chiesa di Santa Maria in Monterone
- Chiesa di Santa Maria in Monterone - Lapidi

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