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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza della Madonna dei Monti - Chiesa dei SS Sergio e Bacco - Madonna del Pascolo

Ne nacque un intenso culto, soprattutto in Oriente, dove furono fondati centri di culto a loro dedicati, già dal V secolo a Sergiopoli, città romana dedicata a San Sergio (Resafa), a Ierapoli, in Frigia (oggi Turchia) e, nel VI secolo, a Costantinopoli (la Piccola Santa Sofia).
La prima notizia della fondazione della nostra chiesa/cappella si legge nel Liber Pontificalis, a proposito di papa Leone III (795-816), che parla: “dell’Oratorium sanctorum Sergii et Bacchi quod ponitur in Calinico”, dove  la denominazione deriverebbe da Callinico, patriarca di Costantinopoli, vissuto tra il VII e l’VIII secolo ed esiliato a Roma da Giustiniano II (685-695 e 705-711), che forse morì in questo luogo.
Papa Pasquale II (817-824) fondò qui il monastero “Canelicum” (deformazione di Callinico), chiamato “Sancti Sergi a Suburra” (nome del quartiere alle spalle dei Fori Imperiali, protetti dagli incendi dal muro di Augusto, in epoca romana).
Fino all’XI secolo il monastero era abitato da monaci Benedettini, questi, dal X secolo, erano caduti in una crisi profonda, perché istituiti in monasteri indipendenti, erano divenuti preda di ingerenze e grassazioni da parte dei nobili e dei vescovi locali.
Nel 1045, Gregorio VI (Giovanni Graziano Pierleoni – 1045-1046) aveva tentato di provvedere per il nostro monastero, mettendolo sotto l’autorità di un altro, quello dell'Abbazia di San Pietro in Perugia (benedettino), che era, all’epoca, uno dei più reputati d’Italia.
Si può constatare che, nel 1413, la chiesa era parrocchiale, amministrata da sacerdoti secolari, mentre il convento era stato trasformato in casa d’accoglienza per pellegrini Albanesi.
Dopo la devastazione della nostra chiesa, nel sacco di Roma del 1527, fu Pio IV (Giovanni Angelo Medici – 1559-1565), che, nel 1563, la fece ricostruire, anche perché la chiesa omonima, titolo cardinalizio, che sorgeva alle falde del Campidoglio, era stata definitivamente abbandonata, perché in rovina.
Nel 1641, il cardinale Antonio Barberini (1607-1671), fratello di Urbano VIII (Maffeo Barberini – 1623-1644) regnante, fece ristrutturare la chiesa a proprie spese.
Urbano VIII, la destinò ai “monaci ruteni di San Basilio”.
Nel 1718, fu ritrovato, sotto l’intonaco della sacrestia, un affresco della Madonna, che fece alcuni miracoli, tanto che l’immagine fu posta sull’altare maggiore (nel 1730 e vi è ancora oggi) e la chiesa fu chiamata dal popolo di “Santa Maria del Pascolo”.
Questa dedica “del Pascolo” è dovuta al fatto che un’altra icona, di cui la nostra sarebbe una copia, era custodita nel monastero di Žyrovičy (oggi in Bielorussia), ed era stata dipinta in seguito al sogno di alcuni pastori che avevano sognato la Madonna.
La devozione nata da questa immagine spinse Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini – 1740-1758) al restauro della chiesa, per opera di Francesco Ferrari (XVIII sec.).
La chiesa č rimasta essenzialmente quella che vediamo oggi, a meno della facciata che fu rifatta nel 1896.
L’occupazione del 1795 della Polonia, divisa tra Prussia, Russia e Austria, provocò, non solo l’occupazione dei monasteri da parte dei religiosi ortodossi, ma anche la perdita dei seminari dove istruire gli aspiranti al sacerdozio.
Fu il collegio di Sant’Attanasio, in via del Babuino (vedi via del Babuino – Campo Marzio) ad accoglierli fino al 1896  (con l’interruzione dal 1803 al 1845 dovuta all’occupazione francese di Roma), quando Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci – 1878-1903) creò il collegio Giosafat sul Gianicolo, ad opera dell’architetto Ettore Bonoli, dove ospitare il "Pontificio Collegio Ruteno-Ucraino", i cui lavori durarono dal 1896 al 1932.
In attesa della sua agibilità, il collegio degli Ucraini fu collocato  presso la Procura dei Padri Basiliani, che aveva sede nella nostra chiesa di San Sergio e Bacco. In Questa occasione fu rifatta la facciata della chiesa.
Nel 1932 il seminario fu definitivamente trasportato in quello di San Giosafat, sul Gianicolo.
La chiesa di San Sergio e Bacco rimase Procura Generale della Chiesa greco-cattolica ucraina a Roma e in questa sede il cardinale Josyf Slipyj (1892-1984), dopo 18 anni di prigionia nelle carceri della Russia sovietica, operò quale Arcivescovo Maggiore, al vertice della sua chiesa, mentre il convento fu utilizzato per l’accoglienza dei pellegrini Ucraini.
Dal 1969, la chiesa fu parrocchia indipendente (era prima legata a quella Santa Maria ai Monti) e chiesa nazionale degli Ucraini a Roma.
Con il crollo dell’Unione Sovietica, nel 1991, la Curia Generale Ucraina si trasferì a Lviv, poi a Kiev, dove risiede tuttora.
Da allora, la nostra chiesa è rimasta un centro di pellegrinaggio ucraino e il convento è divenuto l’Ostello di Santa Sofia, gestito da una confraternita di rito bizantino detto “le Catechiste di Sant’Anna”.

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