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STRADE DELLA ROMA PAPALE

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La demolizione comportò l’ampliamento della casa confinante, d’epoca medievale, che occupò lo spazio della cappella demolita.
Il primo proprietario conosciuto del palazzo fu il marchese Giacomo Ossoli, famiglia d’origine lombarda, presente a Roma dalla seconda metà del XVII secolo, dal momento che il palazzo è citato dai registri parrocchiali come “Casa del Marchese Ossoli”.
Il palazzo fu abitato con discontinuità dai proprietari e da affittuari, tra questi si dice vi abbia abitato l’architetto
Giacomo della Porta (1532-1602).
Intorno al 1825, gli Ossoli, probabilmente in un momento economico difficile, vendettero il palazzo alla famiglia Danesi, composta dal “Signor Filippo Danesi, di Luigi, Cursore il Campidoglio, romano” con moglie, tre figli e una domestica, come risulta ancora dai registri parrocchiali della chiesa di Santa Maria in Campitelli.
Gli stucchi, che compaiono nel cornicione del secondo piano del palazzo, possono probabilmente ricondursi alla famiglia Danesi che ha fatto porre le rose araldiche, contenute nel loro blasone, accompagnate da figure di colombo che potrebbero riferirsi al mestiere esercitato dalla famiglia, quello del “cursor” presso il Campidoglio prima e presso la Camera Apostolica poi.
Nel 1873, la famiglia Danesi, che aveva ottenuto un permesso di sopraelevazione del palazzo, entrò in conflitto con gli interessi  del  confinante, il duca  Emilio Massimo (1835-1907) e, di fronte all’opposizione di quest’ultimo, risolse di dirimere la questione con un contratto di permuta (notaio Filippo Buttaoni) che prevedeva l’entrata in possesso dei Massimo del palazzo a Tor de’ Specchi e la cessione di un palazzo, di proprietà del duca, alla famiglia Danesi, sito in via dei Coronari ai nn. 26-29.
Nel 1899, l’ultima rappresentante della famiglia Massimo di Rignano, Maria Massimo (1859-1916), sposò il principe Prospero Colonna Doria (1858-1937), sindaco di Roma, che così divenne proprietario del palazzo.
Il principe rivendette il palazzo nel 1937 (notaio Paolo Castellini) al Conte Carlo Cecilio Pecci Blunt che, l’anno seguente, ne modificò e rafforzò la struttura interna e sopraelevò il palazzo di un piano. Nel 1956, ad opera degli architetti Tommaso Buzzi (1900-1981) e Virgilio Marchi (1895-1960), modificò la struttura del palazzo con lo scopo di creare uno spazio utile alla realizzazione di un teatro che chiamò “Cometa”, da un elemento araldico del proprio blasone.
Dopo il 1870, il palazzo ospitò la prima scuola elementare femminile del Regno (vedi foto di seguito).

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