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Testamento di Federico Zitelli di Giovanni e Anna Bonissimi
(1852-1918)

Il testamento è datato 15 gennaio 1914

Miei cari figli, 

Potendo morire da un momento all'altro e desiderando che dopo la mia morte regni tra voi la massima pace e che per ragioni d'interesse non nascano litigi, ho voluto fin d'ora mettere in evidenza quanto io posseggo e come ne abbia disposto.

Non ho debiti di nessuna fatta con alcuno, non avendo mai chiesto in prestito danaro a chicchessiasi ed avendo sempre correttamente pagato chiunque fornito mi abbia in generi di nutrimento vestiario ed altro alla vita necessario, come pure avendo ognora soddisfatto tutti quegli operai e servi che per me lavorarono o della loro merce mi fornirono.

In danaro contante ed in titoli nulla posseggo, all'infuori di quanto potrà trovarsi al momento della mia morte nel mio scrittoio o presso qualche creditore di cui posseggo regolare obbligazione e questo danaro, se ve ne sarà, desidero che estinte tutte le spese inerenti alla mia malattia o alla mia morte, sia impiegato a suffragare con messe l'anima mia.

Presso la Banca d'Italia esiste un libretto a me intestato, ma la somma di lire tremila circa su di esso inscritta appartiene a mio cognato Giovanni Felici il quale a me le diede in diverse riprese miglior saggio d'interesse e più sicura garanzia in ciò aveva trovato.

Tutte la azioni ed i Buoni della Cassa sovvenzioni parimenti a ma intestati e già di mia proprietà, sono di fatto divenuti spettanza dello stesso mio cognato Giovanni Felici, il quale ne è divenuto proprietario , avendo io impiegato altrimenti il danaro che esso mi aveva dato per l'acquisto di due Azioni della Banca d'Italia nell'anno 1894 e sulle quali sempre ho corrisposto annualmente il relativo dividendo.
Altri titoli non ne ho se si eccetui lire 5 di rendita che ho dato in cauzione alla Cassa Pia del circolo artistico per conto di quell'esattore.

Non resta adunque che la casa e su questa come voi ben sapete e come da compromesso fatto, grava una somma di lire trentamila per la quale corrispondo mensilmente a mio cognato Giovanni Felici che me le diede, l'interesse di lire centoventi.
É da notarsi che una parte di queste lire trentamila spetteranno dopo la morte del suddetto a vostra madre, come da testamento del suddetto fatto e che si trova a mie mani.

Adunque non mi resta che disporre della casa e di quanto in biancheria mobili oggetti d'oro ed altro si troverà nella mia abitazione.

Finché vivrà vostra madre, nessuno potrà pretendere di ritirare una lira su di detta casa, né potrà portar via dalla abitazione il benché minimo oggetto. Sarà a suo beneplacido se quanto io in vita destinerò come assegno mensile alle mie figlie maritate, vorrà continuare a darlo nella stessa misura, ciò che facilmente avverrà potendo essa fruire della mia pensione.

Alla morte di essa, tutti i figli sposati potranno dividersi il reddito in parti uguali, meno le somme che straordinariamente ad alcuno io avessi dato in vita, come risulterà qui appresso o da ulteriori obbligazioni che si troveranno nel mio scrittoio.

A mio figlio Giovannino dovranno sottrarsi £ 1.200 del volontariato di un'anno fatto nella milizia e £ 1.400 per spese straordinarie, viaggi, e debiti pagati per suo conto nella sua dimora a Lecce e fino alla fine del corrente anno in Roma

A mio figlio Peppino poi lire novecento, spese per esso straordinariamente nel tempo della sua dimora a Terni e Nettuno.

Come chiaro apparisce e come dal registro delle spese da me tenuto in evidenza si vede che non ho tenuto calcolo per nessuno dei due di quanto per nutrimento per essi ho sborzato in più avendoli fuori di casa.

Ed ora poche altre parole prima di lasciarvi questi miei chiarimenti e disposizioni.

Da venticinque anni impiegato alla Banca d'Italia ho percepito in media uno stipendio di £200 ed altre 150 ho guadagnate in media tenendo altri impieghi; ottenendo gratificazioni et sussidi dalla mia famiglia. Con queste sole £ 150 mensili ho mantenuto una famiglia di 11 persone, me compreso, e ciò fino alla morte di mia madre.  Quanto ebbi dai miei genitori e tutte le economie fatte sopra un maggiore reddito è stato assorbito dalle spese straordinarie di cui sopra. 

Da ciò pertanto ne viene fuori un ammaestramento che cioè con il sacrificio, l'affetto e soprattutto con la fiducia in Dio si può giungere ad ogni cosa.  Io lascio un nome integro perché mai l'ho lasciato isozzare da azioni disoneste, lascio una posizione rispettabile che da me stesso mi sono creata, lascio i miei figli avviati in una onorevole carriera che potranno sempre migliorare se saranno onesti e mi auguro, se il Signore mi darà ancora vita di vedere sistemate convenientemente le mie figliole.

Ho forse avuto una debolezza ed è stata di lasciar credere agli altri che io sia ricco, ma ciò ho fatto e saputo fare, senza togliere nulla ad alcuno, senza sprecare inutilmente il danaro, ma giovando quando ho potuto il mio simile senza alcun mio utile materiale anzi prendendo talvolta quel piccolo beneficio che legalmente è dovuto.

Tutto quanto però non ho fatto da solo ché efficacemente con amore, con vero sacrificio fui aiutato dalla mia fedele compagna, da vostra madre che mi auguro circonderete di tutte le cure nella sua, spero, tarda vecchiezza.

Pregate per me che vi ho amato tanto in vita e che vi amerò più intensamente lassù in Paradiso

 Federico Zitelli         

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