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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza di San Pietro in Montorio (R. XIII – Trastevere) (vi arriva via Garibaldi)

La chiesa di San Pietro in Montorio, da cui la piazza prende il nome, si trova sul Gianicolo.

Il Gianicolo “da  Giano Re degli Aborigeni, che dicesi haver fabricato su questo Monte la sua Città a fronte del Campidoglio, abitato allora da Saturno, prese esso questa sua denominazione e poi cambiò in quella di Monte Auro, a cagion delle sue arene gialle”.
Anco Marzio, sul Gianicolo [1], alzò una rocca contro gli Etruschi e l’aggiunse all’Urbe. Secondo Livio, “non inopia loci, sed ne quando ea arx hostium esset”.
Popolato dai cittadini di Politorio, di Tellene ed altre città distrutte da Anco, ebbe poi l’afflusso delle popolazioni Veliterni e Campane, già ribelli [2].

Sempre  a  detta  di  Livio,  sotto  questo  monte  vi  fu  sepolto  Numa  Pompilio (672 a.Ch.).
Una tradizione racconta che nel II secolo a.Ch. in una grotta sottostante, vi si trovarono due casse di pietra. Una indicava esservi stato inumato Pompilio, nell’altra vi si trovarono 7 libri, composti dallo stesso Numa, scritti in latino ed altri 7 in greco, tutti sopra papiro d’Egitto [3].

Le mura aureliane nel III secolo d.Ch. salirono l’erta Gianicolense fino all'Ara Jianiculensis, scendendo poi alla porta Portuensis ove incontravano il fiume.

Incomparabile da qui la vista di Roma intera, cantata così da Marziale (Ep. 198):

Hinc septem dominos videre montes,
et totam licet aestimare Romam,
Albanos quoque, Tusculosque colles,
et quodcunque iacet sub urbe frigus,
Fidenas veteres, brevesque Rubras,

e interpretata dal Carducci:

Oh talamo grande, solitudini de la Campagna!
e tu Soratte grigio, testimone in eterno!
Monti d’Alba, cantate sorridenti l’epitalamio;
Tuscolo verde, canta; canta, irrigua Tivoli;
mentr’io da ‘l Gianicolo ammiro l’imagin de l’Urbe,
nave immensa lanciata vèr' l’impero del mondo.

Sono scomparse, sulla sommità [4] del Gianicolo: l’antichissima chiesa di Sant’Angelo in Genucolo o Gieniculo o in Janiculo; quella di S. Lorenzo de Jianiculo, ricordata nella biografia di Gregorio III (731-741); quella dei SS. Giovanni e Paolo in Jianiculo, dedicata fin dall’VIII sec.; quella di Sant’Antonio, demolita nel 1878; ed alle falde del monte quelle di Santa Maria dei 7 dolori, edificata nel 1652, e di Santa Maria del Rosario, nel cimitero di Santo Spirito, eretta da Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini - 1740-1758), nella quale aveva luogo, durante l’ottavario dei morti, lo spettacolo della rappresentazione sacra.

Questa di S. Pietro in Monitorio o in Mica Aurea è nominata fin dal IX secolo da Agnello, nel libro pontificale di Ravenna.

Nel secolo XV, contrariamente alla tradizione che dava come luogo del martirio di S. Pietro la regione del Vaticano, presso quel terebinto (arbusto), di cui parla Plinio nella sua Storia Naturale, sorse una falsa leggenda che raccontava esser stato San Pietro crocifisso nel chiostro di San Pietro in Montorio, dove il Bramante costruì il tempietto circolare, e la leggenda precisava perfino il foro in cui sarebbe stata piantata la croce [5]..

La chiesa e l’annesso convento, già facenti parte di una delle 20 abbazie principali di Roma, dopo un abbandono secolare, furono concessi da Sisto IV (Francesco Della Rovere - 1471-1484), nel 1472, al padre Amedeo Menes Silva (c.1420-1482) e ai suoi religiosi frati minori chiamati “Amadeisti”.
Fu in grazia di essi che Ferdinando IV, re di Aragona, ed Isabella, sua consorte, fecero edificare la chiesa coi disegni di Baccio Pintelli (1450-92) ed il tempietto circolare, suddetto, dal Bramante (1444-1514).

Nel 1500, Alessandro VI (Rodrigo Borgia - 1492-1503) consacrò la chiesa ed è da allora che il possesso rimase ai Sovrani di Spagna, senza opposizione della Chiesa Romana, finché, per diritto di prescrizione, il possesso divenne proprietà e nel 1873 il Governo Spagnolo stabilì di edificare il palazzo dell’Accademia che terminò nel 1881.

Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590) la dichiarò titolo cardinalizio e nel 1605 Filippo III  Re di Spagna vi aprì innanzi una piazza, sostenendo con muraglioni la parte del monte che franava.

Sotto i gradini dell’altare maggiore, la sera dell'11 settembre 1599 [6] vi fu sepolta Beatrice Cenci, decapitata quella mattina sulla Piazza di Ponte: “un corteo imponente, interminabile, raggiungeva il tempio, il pomeriggio dell'11 settembre 1599, per deporvi la sua salma. La testa della processione - racconta un testimone oculare - era già al Gianicolo quando ancora la coda aveva un bel tratto per raggiungere Ponte Sisto”. Fu trasportata Beatrice “con le sue proprie vesti della Giustizia, tutta adornata di fiori a S. Pietro in Montorio con 50 torce accompagnata dagli orfanelli e da’ confrari delle Stimate” [7]. Sulla sua bara Beatrice appariva “piccola, rotondetta e bellissima di faccia; haveva gli occhi piccoli, il naso profilato, le guance candide con la fossetta in mezzo, a segno che anche morta pareva ridesse come in vita. Haveva similmente proporzionata al mento una fossettina, bella bocca, capigliatura bionda, crespa et inanellata che le davano una certa grazia che accresceva la compassione...” (Alessandro Palma di Cesnola - 1890).

Dopo che il padre Andrea Belmonte ebbe recitato le preci per i defunti, assistendovi il popolo commosso, la salma venne sepolta davanti all’altare maggiore, dietro il quale era collocato allora il quadro di Raffaello “la Trasfigurazione”. Sulla tomba nessuna iscrizione.  Oggi la salma è scomparsa.

Nel 1798, una masnada di giacobini capitanata da un pensionante dell’Accademia di Francia, invase la chiesa e, narra il pittore Camuccini, presente alla scena: “Aperta la sepoltura, rinvenne lo scheletro di Beatrice ricoperto di nera gramaglia senza il teschio, che si trovava accanto deposto in un vassoio d'argento ricoperto anch'esso da un velo nero il quale, al toccarlo si disciolse in polvere". Un energumeno “per far dello spirito gettò in alto quel teschio, e ballottolandolo per le mani seco il menavalo”.

________________

[1] )            "Fuere in Latio clara oppida… Saturnia ubi nunc Roma est, Antipolis quod nunc Janiculum in parte Romae” (Plinio).

[2] )            Quando Augusto accrebbe le regioni Serviane, vi comprese anche Trastevere.

[3] )            Cicerone ricorda una fonte situata presso due archi di pietra che racchiudevano le ceneri di Numa e le sue leggi che, secondo Livio, furono scoperte, nel 182 a.C., da un tal Petilio Scriba.

[4] )            Dopo il 1870, il versante del Gianicolo, verso il Vaticano, interessò molto la Santa Sede, perché non vi sorgessero edifici di vicinanza fastidiosa o nettamente ostile, come fu nel 1925 quando poté scongiurare la costruzione di un grande albergo con piscine all’aperto, proprio nella collinetta imminente la Basilica di San Pietro e il Vaticano. Per questo dal 1880 circa, la Santa Sede cominciò ad acquistare stabili e terreni in tale località.
Nel trattato del 1929, sono riconosciuti alla Santa Sede 10 principali immobili, compresi nella zona gianicolense, che vide: a) nell’antichità, verso il Vaticano, un ricco edificio detto poi nei bassi tempi "Palatium Neronis, palatiolum, o palazuola"; b) nel Medio Evo la chiesa di Santa Maria in Palazzola, il convento degli Armeni, per non citare, poi, le ville dei Cesi, dei Cecchini, dei Barberini, ecc.
I 10 stabili menzionati nel “Concordato” sono:
1 - Il collegio internazionale di Santa Monica dei padri Agostiniani trasferitovisi nel 1882 dal convento di Sant’Agostino, dove fu fondato, nel 1324.
2 - Santi Michele e Magno de schola Frisorum. Antica chiesa dell’ospizio eretto dagli Olandesi, nell’alto medioevo, per i loro connazionali pellegrini. Conserva una delle tante "scale sante" indulgenziate per la devozione della Passione del Cristo. Attorno alla chiesa, varie case del secolo XVI, già preferite da diplomatici presso la Santa Sede.
3 - La Curia Generalizia della compagnia di Gesù.
4 - Trasformazione moderna della secentesca villa Barberini in casa degli esercizi spirituali, alla quale attendono i padri Gesuiti.
5 - Il collegio urbano "de propaganda fide", fondato nel 1627 da Urbano VIII a Piazza di Spagna.
6 - Chiesa di Sant’Onofrio dove erano i disciolti padri gerolamini (ordine fondato nel 1880) che alloggiarono nel convento Torquato Tasso, che vi morì nel 1595.
7 - Ospedale del Bambino Gesù, fondato dalla duchessa Isabella Salviati nel 1850.
8 - Convitto "villa San Giovanni" nella zona approssimativa di villa Gabrielli.
9 - Pontificio Collegio Ucraino di San Giosafat fondato nel 1897.
10 - Pontificio Collegio Pio Romeno fondato nel 1930.

[5] )            Una  tradizione  assegnava  il  luogo  del  martirio  di  S. Pietro  presso  un  terebinto (un albero), di cui parla Plinio nella sua Storia naturale, e che dice essere una immensa quercia in questa regione. Ora il Medio Evo trasformò in “terebinthus Neronis” la pianta tradizionale che finì per essere identificata col “tyburtinum Neronis” (antica tomba) e, dicono le Mirabilia, che Pietro fu crocifisso presso il terebinthus o tyburtinus Neronis, “inter duas metas” (cioé fra la meta Romuli ed il tyburtinum, presso l’odierna S. Maria in Traspontina).

[6] )            Una tradizione dice che in una delle sale del primo piano del Palazzo Cenci-Bolognetti (Piazza delle Cinque Scole) sia stato, dopo la decapitazione, momentaneamente depositato il corpo di Beatrice Cenci. E nella seconda metà del ‘600, durante la celebrazione del matrimonio della Alfreducci con un Sampieri, nipote di un Cenci, il pavimento di questa sala precipitò, per la ressa degli invitati, nella sottostante stalla, ciò che dette modo ad un anonimo di dire: "Di gelati, confetti e ciambellette - Più saporite furono a quelle gole - Dei cavalli di Cenci le coppiette”.

[7] )            Il legato lasciato  alla Confraternita delle Stimmate da Beatrice, non fu mai liquidato dal fisco Pontificio. La Confraternita fu istituita l’11 agosto 1594; il legato non riscosso era di 15.000 scudi per dotazioni.

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Piazza di S. Pietro in Montorio
- Via di S. Pietro in Montorio
- Chiesa di S. Pietro in Montorio - Interno
- Chiesa di S. Pietro in Montorio - Lapidi
- Chiesa di S. Pietro in Montorio - Chiostro antico (Bramante)
- Chiesa di S. Pietro in Montorio - Chiostro del 1597

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