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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_di_S_Egidio-Chiesa_omonima-Monumento_di_Petronilla_De_Massimi-1726

D   O   M
PETRONILLAE PAVLINAE DE MAXIMIS
DIE XXIV DECEMB MDCLXIII INTER MARSOS CLARA PROGENITAE FAMILIA
IBIDEM HORTONAE ET CARRITI DOMINAE
IAM MARCH FRANCISCI DE MAXIMIS PATR ROM
HADRIANAE MOLIS AC FERRARIAE PONTIF CLASSIS PRAEFECTI VXORI
INGENIJ ACVMINE POESI COETERISQVE VIRTVTIBVS ORNATISSIMAE
QVO VIR FORTITVDINE IN VARIIS EVROPAE PATRIBVS ARMIS EMICVIT
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ILLVSTRIBVS EDITIS VERSIBVS AC MONVMENTIS
VIXIT ET FAMA SEMPER VIVET
DILECTISS MATRI A D MDCXXVI DIE III MART PIETISS DENATAE
MARCH ANGELVS AC AEMILIVS FILIJ OBSEQVENTIS ANIMI ERGO
LAPIDEM HVNC MOESTISS POSS

Segue testo:

A 10 anni (1673), per volere di Clemente X (Emilio Bonaventura Altieri – 1670-1676), fu costretta a sposare Francesco de Massimi (1635-1707) I° marchese di Ortona, vice-castellano di Castel S. Angelo, arrogante e insopportabile. Dopo la morte di uno dei suoi figli, Domenico Massimo deceduto nel 1694 all’età di 13 anni, Petronilla si rifugiò con la madre nel monastero dove era stata educata ma dovette subire la separazione dai propri due figli superstiti come punizione inflittale dal marito oltre che la perdita del suo patrimonio dotale (1701) per decisione di giustizia (ottenne solo un sesto dei suoi beni dotali).
Questa triste storia si incontra nelle opere da lei scritte come poetessa dell’Accademia degli Infecondi, nella quale fu accolta (1697) con lo pseudonimo di “Urania Tollerante” e dell’Arcadia che la annoverò, dal 1698, tra i suoi più eminenti membri con lo pseudonimo di “Fidalma Partenide”.
Dopo la morte del marito (1707), riuscì a riconciliarsi con i suoi due figli ancora in vita, Angelo Massimo, II° marchese di Ortona (1679-1755) e Emilio Massimo (1682-1744) e dal monastero dello Spirito Santo, al Foro di Traiano, si trasferì con la madre nel palazzo Massimo all’Aracoeli (vedi piazza d’Ara Coeli – palazzo Massimo Rignano al n. 1 - Campitelli) dove morì nel 1726.
I figli le dedicarono questo monumento funebre nella chiesa di Sant’Egidio (vedi chiesa di Sant’Egidio – piazza omonima – Trastevere), dove dimorava una comunità di carmelitane scalze di cui la poetessa faceva parte da poco dopo la morte del marito (1707).
Il monumento si compone di una lastra piramidale di marmo grigio, che fa da sfondo, sostenuta da una mensola di marmo bianco nel cui centro si trova il blasone alato della famiglia. Subito sopra la mensola, un sarcofago (marmo bianco) sul quale è incisa la dedica e sul quale siede un putto alato che tiene nella mano destra una corona d’alloro e si appoggia, con il braccio sinistro, su di uno strumento musicale. Sempre sul sarcofago, al lato del putto, vari oggetti, sempre in marmo bianco, come un trombone, un foglio di pergamena arrotolato, due trombette legate insieme e un foglio di carta che nasconde una maschera teatrale.
Al centro della lastra piramidale, un altro putto volante che sostiene il medaglione della defunta scolpito in bassorilievo su marmo bianco.

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