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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_in_Piscinula-Chiesa_di_S_Benedetto (2)

San Benedetto, nel suo soggiorno romano (492), avrebbe  abitato qui e un oratorio sarebbe stato creato, dopo la sua morte (avvenuta nella metà del VI secolo), probabilmente a partire da un nucleo iniziale costituito intorno alla “cella di San Benedetto”,  cui  è  adiacente  oggi l’oratorio della Madonna.
Il primo documento  che nomina la nostra chiesa è il catalogo (1192) di Cencio Camerario (1150-1227), poi Onorio III (1216-1227) che la chiama “S. Benedicto de Piscina”.
Scarsa è la documentazione che parla della storia della chiesa. Solo attraverso indagini archeologiche si è potuto affermare che parte dei muri perimetrali della chiesa siano dell’XI secolo, mentre quelli esterni dell’oratorio della Madonna e del campanile apparterrebbero al XII secolo. Inoltre, senza che questo costituisca una datazione certa della chiesa, la piccola campana, nel campanile, porta la data del 1069.
La forma dell’aula della chiesa, absidata a tre navate, non è rettangolare perché i muri perimetrali sono fondati su edifici preesistenti.
Datano pure dell’inizio del XII secolo le tracce di affresco che permangono nella navata centrale e in controfacciata, oltre che il pavimento di stile cosmatesco.
Nel XIII secolo fu edificato un nartece e, occupando la parte sinistra di quest’ultimo, fu creato l’oratorio Madonna.
Con la creazione a parrocchia, nel 1386, la chiesa affidata ai Benedettini ebbe la facoltà di creare un cimitero.
Nel 1412, fu rifatto il tetto, a spese di Giovanni Castellani (famiglia nobile romana, segnalata a Roma dal XIV secolo) che doveva essere un parrocchiano facoltoso.
Nel 1678, fu edificata una nuova facciata (con la soppressione del portico?); fu creato un piccolo edificio, con funzione di abitazione di servizio, detto il “Collegio di Sant’Anselmo” e fu fondato un piccolo ospedale che rimase in funzione fino all’apertura di quello di San Gallicano nel 1726 (vedi “via del Gallicano” – Trastevere).
Nel 1687, un parroco della chiesa, Antonio Veraldi, fece rifare il portale d’ingresso e fece affrescare la facciata e, nel 1718, fu dedicato un altare al Santo eponimo di un altro parroco di nome Anselmo.
Nel 1728, la chiesa fu riconsacrata dopo il rifacimento del tetto fatiscente.
La famiglia dei Massimo aveva il patrocinio della chiesa e, nel 1819, Carlo Alberto Massimo (1836-1921) istituì una scuola nel collegio benedettino, mentre, nel 1844, fu operato un restauro della chiesa sotto la guida dell’architetto Pietro Camporese (1792-1873) il Giovane.
Il Camporese produsse essenzialmente una nuova facciata, oltre che la conservazione degli interni.
Il cardinale Antonio Tosti (1766-1866), pro-tesoriere generale in Vaticano, appoggiò il restauro, su richiesta del cardinale Francesco Saverio Massimo (1806-1848), e Pietro Casaretto (1810-1878), Benedettino, fondatore della Congregazione Subiaco-Cassinese, fece estrarre da una parete un parziale affresco della Madonna, di epoca medievale, che fece completare e che “contrabbandò” come l’immagine davanti alla quale avrebbe pregato San Benedetto.
Leone XII (Annibale Clemente della Genga – 1823-1829) soppresse la parrocchia (500 anime), nel 1824.
Alla famiglia Massimo, che aveva lasciato nel 1910, subentrò, nel patrocinio della chiesa, la famiglia Lancellotti che a sua volta passò la mano alla diocesi nel 1939.
Dal 1941al 2002, la chiesa fu affidata “all’Istituto Nostra Signora del Monte Carmelo” ma, alla fine, la chiesa si trovò in uno stato di estremo degrado.
Subentrarono gli “Araldi del Vangelo” che effettuarono i necessari restauri, riportando la chiesa in buono stato, quale si può visitare oggi.

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