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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via_della_Madonna_dell_Orto-Chiesa_omonima (2)

Sulla trabeazione la scritta:

A EDICVLAM DIRVPT. VIRG. DEIPAR. HORTENSISQVE IN HAC AEDEM MVTARVNT SOCII DEDICAR HOSPITIO AVXER. AD EGENOS. ALEN. SVO SVMPTV ET RELIG.

La cappella rovinata della Vergine Deipara e dell´Orto, i confratelli trasformarono in questa Chiesa e dedicarono, vi aggiunsero un ospizio per nutrire i poveri forestieri, a proprie spese e per propria devozione.


Segue testo:

In quel tempo successe che, intorno ad un’edicola, posta sul muro di un orto (1488), si venne a formare un movimento di fedeli dopo che l’immagine ebbe concesso numerose grazie e operato diversi miracoli. Si formò la “Confraternita della Madonna dell’Orto” aperta dall’Università degli erbivendoli (Universitas Olitorum).
Questi, si adoperarono per adattare in alcune case, site lungo via Anicia (1490), un locale come cappella per onorare l’immagine e un ospedale (di 20 letti) di modeste dimensioni.
Nel 1492, Alessandro VI (Rodrigo Borgia – 1492-1503) approvò la costituzione e la regola della Confraternita di Santa Maria dell’Orto.
Subito di seguito, Girolamo Castellani, avvocato concistoriale, donò dei terreni attigui alla cappella e all’ospedale annesso, per cui l’Università degli Erbivendoli, affiancata da quella dei Pizzicaroli, poté ampliare l’ospedale.
Già dal 1489, la Confraternita aveva espresso l’intenzione di costruire una chiesa, al posto della cappella, per onorare l’immagine della Madonna ed anche per dare maggiore visibilità alla Confraternita stessa.
Il riconoscimento ufficiale della Confraternita da parte di Alessandro VI, aveva provocato un incremento importante di offerte dei fedeli e di lasciti testamentari per la salvezza delle anime.
Si pensa quindi che fu in quel periodo che fu dato inizio alla costruzione della chiesa, tanto che si è a conoscenza di funzioni religiose avvenute nel 1517, presso la cappella del Crocefisso (altare del transetto destro, patronato dall’Università dei Pollaroli) e se ne deduce che la costruzione della chiesa e l’ampliamento dell’ospedale, impiegò diversi anni, interrotti dalla mancanza ricorrente di fondi e da avvenimenti esterni, come la peste del 1522 e il sacco di Roma del 1527.
Per la realizzazione dell’altare maggiore, opera di Giacomo della Porta (1532-1602), si dovrà attendere il 1556, anno in cui vi venne traslata l’immagine mariana all’origine della chiesa, sotto il patronato dell’Università dei Fruttaroli e dei Limonari, il cui statuto fu approvato da Paolo IV (Giovanni Angelo Medici – 1559-1565) quello stesso anno.
Tra il 1553 e il 1556, furono realizzate le volte della navata centrale e di quella di destra (la navata sinistra essendo stata già realizzata), sotto la direzione di Guidetto Guidetti (+1564).
La facciata, ultimo atto della costruzione, fu iniziata, per il primo piano, da Giacomo Barozzi da Vignola (1507-1573) e completata, per il secondo, nel 1577, da Francesco Capriani da Volterra (1535-1594). Gli ornamenti interni continuarono fino al 1579.
La prosperità dell'Arciconfraternita di santa Maria dell’Orto [creata arciconfraternita con bolla di Sisto V (Felice Peretti – 1585-1590)] permise il rifacimento degli addobbi interni dell'abside, del transetto e delle navate laterali, con progetto (1699) di Luigi Barattone, completati da Gabriele Valvassori (1683-1761), che li portò a termine nel 1730 e realizzò il pavimento nel 1747.
Nel 1825, l’Università dei Molinari (Mugnai) finanziò un restauro.
Con la Repubblica Romana del 1849, l’ospedale fu chiuso, per non più riaprire, tanto che, nel 1852, la Camera Apostolica ne acquisì la proprietà, per la realizzazione della fabbrica di tabacchi di Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti – 1846-1878).
Nel 1870, all’Arciconfraternita restò solo la chiesa per il sequestro delle parti residue attinenti operato dal Regno d’Italia.
La chiesa è oggi frequentata dalla comunità cinese, residente a Roma. Il gemellaggio del Giappone con la nostra chiesa risale al 1585, quando un’ambasciata di quattro nobili giapponesi cattolici, visitata la chiesa, si trovò in balia di un fortunale alle foci del Tevere.
Invocata la Madonna dell’ultima chiesa visitata, furono salvi. Uno dei quattro, Nakaura Jurian (1568-1633), divenuto gesuita, fu martirizzato in Giappone e beatificato nel 2008. Una sua immagine è conservata nella chiesa.

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