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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via del Sudario (R. VIII – Sant’Eustachio) (da largo Argentina a piazza Vidoni)

"Dà il nome a questa strada la piccola chiesa della nazione Piemontese dedicata alla Santa Sindone, e generalmente chiamata la Chiesa del Sudario". (Rufini - 1847)

La via  si chiamava prima “via de’ Boccamazzi”, poi “Monte dei Cesarini” quando (XVI sec.) questa famiglia ebbe proprietà edilizie che  si estendevano fino alla piazza omonima (oggi Largo Argentina).

La storia della via è legata a  quella della chiesa dedicata a San Lodovico re di Francia dall’817 all’840, che prospettava sull’antica via del Monte della Farina ed era posta nei pressi del luogo ove venne edificata la chiesa di Sant’Andrea della Valle. Le sue origini risalgono almeno al XIV secolo .
L’edificio, in origine proprietà della Nazione Francese, venne ceduto, nel 1597, ai monaci dell’abbazia di Farfa, perché divenuto troppo angusto  per la fiorente colonia transalpina a Roma, che ottenne in cambio le chiese di Santa Maria e di San Benedetto de Thermis, poi demolite per la costruzione di quella nuova titolata a San Luigi dei Francesi, ancora oggi esistente nella omonima piazza (vedi Piazza San Luigi dei Francesi).

Nel 1597, la Chiesa di San Lodovico, dopo essere stata anche sede della Confraternita dei Credenzieri, costituita dagli inservienti di casa di cardinali e nobili signori, fu ceduta in enfiteusi dai monaci di Farfa alla Compagnia dei Savoiardi e Piemontesi, riconosciuta, nel 1597, da Clemente VIII Aldobrandini (1592-1605). .

Con la fuoriuscita dei Piemontesi e dei Savoiardi dall’Arciconfraternita francese, i monaci cedettero, nel 1604, all’Arciconfraternita. della Santa Sindone, dove erano confluiti Savoiardi e Piemontesi, lo spazio di una casa in via del Sudario, dove la nuova Arciconfraternita, eresse l’attuale chiesa, dai fondamenti, mentre la piccola chiesa di San Ludovico fu demolita per realizzare il convento dei padri Teatini, situato sulla sinistra della chiesa di Sant’Andrea della Valle, iniziato nel 1602 su progetto di Don Giuseppe Calcagni.

Al principio della strada, prossima al Teatro Argentina, la casa costruita nel 1493 dal vescovo Giovanni Burckardt di Hasslack [1], munita di torre, che dette poi il nome alla via di Torre Argentina e all’omonimo teatro, in grazia del suddetto vescovo che per essere di Hasslack presso Strasburgo (Argentoratum) aggiungeva, sotto la sua firma "argentinensis diocesis[2]..

Di fronte alla casa del Burcardo (Johannes Burckardt - 1445-1506), si trova il palazzo dei Cafarelli (1207) che si estinsero nei Negroni. Il palazzo fu disegnato da Raffaello, la sigla del quale (R.U. [3]) sta nell’angolo del sottocornicione. Era di sole sette finestre, ma fu prolungato nel 700. Carlo V (1519-1555) vi ricevette l’aristocrazia romana [4].
Nel cortile ebbe una fontana con un leone che versava acqua, così illustrata da alcuni versi 1597: "Crescentes quas fundit aquas leo, luna ministrat – Prodiga, dum claro stemmate pulchra nitet – Hinc solae sumunt aquilae sibi pocula; non hinc – Digna aliis avibus nobilis unda cadit[5].

Nella strada vi è pure la chiesa di San Giuliano de’ Fiamminghi, che risalirebbe all’epoca della conversione della Fiandra, sotto Gregorio II (715-731).
Vi fu anche un ospizio dove i pellegrini fiamminghi venivano alloggiati per tre giorni e dove  risiedette,  nel  1094,  Roberto  conte  di  Fiandra,  venuto  in  Roma  per  la crociata.
Restaurata da lui, la chiesa, fu poi modificata nel 1675.

____________________

[1] )            Cerimoniere di Innocenzo VIII (Giovanni Battista Cybo - 1484-1492) ed Alessandro VI (Rodrigo Borgia - 1492-1553). Sull’area di una casa, già dei monaci di Farfa, da lui acquistata nel 1491 e ceduta a lui "et filiis” perché, minacciando rovina, fosse da lui restaurata o riedificata. Era situata sulla pubblica via; dietro aveva il giardino Cesarini, ove "esistette una tintoria e l'orto dei monaci Farfensi, contigua alla chiesa di San Ludovico".

[2] )            Un tempo la torre si elevava isolata al di sopra dei tetti e, sui suoi lati, si leggeva come su quella dei Millini "Argentina". In seguito venne mozzata e inglobata completamente nell’edificio annesso. Attualmente è visibile solo dal cortile dove ai suoi piedi, è stato trovato un pozzo sempre nello stesso stile. « Torre Argentina ».

[3] )            « Raphael Urbinatis ».  Il palazzo ora Vidoni fu pure degli Stoppani.

[4] )            La tracotanza di tutta la razza, attraverso i secoli, è manifesta in un episodio accaduto a Carlo V, quando nell’aprile del 1536 venne in Roma, ospite dei Caffarelli (odierna via del Sudario; prima Monte de’ Cesarini, poi via Boccamazzi) nel loro palazzo, oggi Vidoni.
In un ricevimento per la nobiltà dato dall’imperatore nel suddetto palazzo, si trovava Titta dell’Anguillara, signore di Cere (l’antichissima etrusca Agylla, che allora non si chiamava ancora Caere vetus, l’odierna Cerveteri). Titta, visto che alcuni gentiluomini  trattenevano in testa il berretto, si ricoprì anche lui. Il cerimoniere, appena vistolo, gli si accostò e: “perché Vostra Signoria tiene il capo coperto” e Titta “perché aio lo catarrio” e quello “Davanti a Sua Maestà non è lecito coprirsi” ed all’accenno di Titta agli altri incappellati: “Ma quelli sono grandi di Spagna”. “Se quelli sono grandi di Spagna” aggiunse Titta, mettendo mano alla spada, “io sono grande a casa mia e chi non vorrà crederlo, l’avrà a far con me”. Avvertito Carlo dal mormorio ed informato, disse al suo cortigiano in lingua spagnola "Lassa perde!!" (traduzione libera).

[5] )            Il capo dello scudo, che inquadra nello stemma Cafarelli l’aquila imperiale, doveva appartenere al blasone di qualche dama entrata sposa nella famiglia.

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Via del Sudario
- Chiesa di San Giuliano dei Fiamminghi
- Chiesa di San Giuliano dei Fiamminghi - Lapidi

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