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STRADE DELLA ROMA PAPALE

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Alfonsina,  consorte  di Piero de´ Medici (1472-1503), fratello del papa  Leone X (Medici – 1513-1521), lasciò, in corso d’opera, il palazzo al papa, che voleva ricevervi il fratello Giuliano (1479-1516), nominato da lui comandante delle truppe pontificie, in cambio della sua rinuncia al governo di Firenze, in favore del nipote Lorenzo (1492-1519) (figlio di Piero).
Ma Giuliano de´ Medici morì già nel 1516, ed il palazzo fu ereditato dalla figlia Clarice de´ Medici (1489-1528), maritata a Filippo Strozzi il giovane (1489-1538).
Alla morte di Filippo (1538) il palazzo, ancora incompiuto, fu donato a Marcantonio Pàlosi, conservatore nel 1540, patrizio romano dal 1552, maestro delle strade nel 1567 che continuò i lavori sulla base dei disegni originali del Sangallo.
Nel 1558, lo acquistò Ludovico Lante (+1602),  ricco mercante pisano, il quale continuò i lavori (1575) per mano di Nanni di Baccio Bigio (?-1568) ed acquisì il palazzo contiguo in occasione del matrimonio (1609) di suo figlio, Marcantonio Lante (1566-1643), con Lucrezia della Rovere (1569-1652), ultima della casata, erede del fratello, Giuliano della Rovere, che per testamento, impose il doppio cognome “Lante della Rovere” alla coppia.
A Nanni di Baccio Bigio, succedette Onorio Longhi (1568-1619) tra il 1603 e il 1606, quando fuggì da Roma perché implicato nell’assassinio di Ranuccio Tomassoni (1550-1606) (nel quale era anche implicato il Caravaggio) e, al suo ritorno, nel 1611 fino al 1619, anno della sua morte.
Nel 1628, terminarono i lavori del palazzo, indetti dal cardinale Marcello Lante (1561-1652), fratello di Marcantonio, per unire e riallineare il palazzo Lante a quello dei Della Rovere.
Il figlio di Marcantonio, Ippolito Lante della Rovere (1618-1688) fece poi adeguare il palazzo alle esigenze di rappresentanza di una grande famiglia all’architetto Camillo Arcucci (+1667), con logge e affrescando gli interni ad opera di Giovan Francesco Romanelli (1610-1662).
Nel 1760, il cardinale Federico Marcello Lante (1695-1773) fece restaurare l’intero edificio da Carlo Murena (1713-1764), discostandosi dal disegno originale di Giuliano da Sangallo.
Alla morte di Giulio Lante della Rovere (1789-1873), ereditò la figlia Caterina Lante della Rovere (1828-1897), moglie di Pio Grazioli (+1884).
Nel 1897, il palazzo fu venduto dagli eredi Grazioli Lante della Rovere ai Guglielmi, marchesi di Vulci (dal 1901), originari di Civitavecchia,  a Roma dalla prima metà dell’800.
Nel ´900 fu acquistato dalla famiglia Aldobrandini-Pediconi, che lo possiede ancora.

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