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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Salita de’ Crescenzi (R. VIII – Sant’Eustachio) (da vi della Dogana Vecchia a piazza della Rotonda)

La salita prende il nome dai Crescenzi che si dissero discendenti di S. Eustachio.
Essi dominarono Roma e i Papi nel X secolo, e costruirono sulle terme di Alessandro Severo le loro case (dal Pantheon al Circo Agonale), fortificandole con mura e torri, di cui una è ancora visibile nel cortile del Palazzo Madama (Senato). Un Marino Crescenzio fu chiamato “de turre[1].

Fu mancando al giuramento che l’imperatore Ottone III (983-1002) avrebbe fatto decapitare e precipitare giù da Castel Sant’Angelo Crescenzio [2] che gli si era arreso con promessa giurata di immunità. Il corpo di Crescenzio fu appeso ad un patibolo eretto sotto Monte Mario. “Captus et truncatus, per pedes in Monte Malo suspensus est cum duodecim suis” scrisse un contemporaneo” (29 aprile 998) [3].

Fu allora che il colle fu chiamato [4] dai tedeschi “Mons Gaudii” e dai romani “mons Malus”.

Della moglie di Crescenzio, Stefania, è stato scritto: “Stephania antem uxor eius, traditur, adulteranda Teutonibus”. (Dice la leggenda che avrebbe avvelenato Ottone III (1002) per vendicare il marito).

“È per proposito che come luogo della Sua tomba erigevano, sul Gianicolo la chiesa di San Pancrazio, da tempo antico guardiano delle promesse e vendicatore dello spergiuro”.
La lapide funeraria, tradotta, dice: “Vanne o uomo, putredine, cenere sei; non cercar case d'oro; in questa augusta cassa sta Colui che resse tutta Roma felicemente, or in queste latebre è raccolto povero e piccolo”.
Bello di persona fu Crescenzio dominatore e duca, noto di stirpe inclita. A’ suoi tempi fu sua la terra che il Tevere bagna, ma tornò chetamente in potestà del Pontefice, perché, con triste gioco, fortuna gli tolse i suoi favori e lo trascinò a fine atroce. Chiunque sei e respiri aure di vita, spargi un lamento sulla sua sorte; rammenta che sei simile a lui”.

Fine migliore ebbe Crescenzio, figlio di Giovanni e Teodora, che, pur avendo anche lui scacciati Giovanni XIII (Giovanni de´ Crescenzi - 965-972) e Benedetto VI (973-974) fece, per mezzo dell’antipapa Bonifacio VII (+985) [5], da lui nominato, strangolare il conte Siccone, inviato di Ottone II (955-983),  in Castel Sant’Angelo, e si votò poi monaco nel convento dei SS. Bonifacio ed Alessio sull’Aventino.

La lapide della sua tomba, ch'è nel chiostro di Santa Alessio, si chiude con queste quattro righe:

Hic Omnis Quicumque Legis Rogitare Memento
Uttandem Scelerum Veniam Mereatur Habere
Et Obiit Die VII Mens. Jul. Ann. Dni C.E.Incarn.
DCCCCLXXXIV    C.R.M.[6]

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[1] )            Al principio del ‘700 i Crescenzi abitavano ancora presso il Pantheon.

[2] )            Crescenzio aveva cacciati da Roma Giovanni XVI (996) e Gregorio V (996-999) ed aveva fatto nominare antipapa il vescovo Filagato, col nome di Giovanni XVI, restando padrone di Roma.

[3] )            Venne decapitato e il suo corpo sanguinante gettato giù dall’alto di Castel Sant'Angelo e poi sospeso insieme con 12 altri cittadini alle forche su Monte Mario.

[4] )            Monte Mario era prima chiamato “Clivus Cinnae”.

[5] )            “Horrendum monstrum Bonifacius (Malifacius) cunctos mortales nequitia superans, etiam prioris Pontificis sanguine cruentus”.

[6] )            C.R.M. = Cuius Requiescant Membra; ovvero Cui Requies Mors.

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Salita dei Crescenzi

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