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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Va Monterone-Chiesa_di_S_Maria_in_Monterone

Ammianus Marcellinus (c.331-c.398) lo cita dicendo: “Claudio Ermogeniano Cesario, prefetto di Roma (374 d..Ch.), trascorse il suo mandato in completa tranquillità, non consentendo discordie pubbliche oltre a ragionevoli rimostranze; e ha restaurato molti vecchi edifici. Tra gli altri costruì un enorme colonnato vicino alle Terme di Agrippa e lo chiamò Portico del Buon Esito, perché c'è un tempio a  quella divinità da vedere nelle vicinanze” (29,6,19).
Non si conosce la data della fondazione del convento e della chiesa che era absidata, a tre navate, separate da otto colonne antiche sormontate da capitelli coevi. Aveva 2 cappelle, 3 altari (“Stato temporale delle chiese di Roma” – 1660).
Il primo documento che la cita è una Bolla di Urbano III (Uberto Crivelli – 1185-1187), del 1186, nella quale è indicata come chiesa dipendente da quella di San Lorenzo e Damaso.
Assente nel codice (1192) di Cencio Camerario (1150-1227), poi Onorio III (Cencio Savelli – 1216-1227), è, invece, presente nel Catalogo di Torino (c.1320) che la chiama: “Ecclesiam sancte Marie in Muntarone, habet 1 sacerdotem”.
Sembra che il predicato “Monterone” le derivi da una famiglia “Monteroni”, originaria di Monteroni d’Arbia (Siena), che avrebbe, in questo luogo, fondato, insieme alla chiesa, un ospizio per accogliervi i connazionali pellegrini Senesi (Armellini).
La chiesa era soggetta alle frequenti inondazioni del Tevere e necessitò di numerosi restauri: nel 1245, fu restaurata da Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi – 1243-1254); quindi da Clemente VIII (Ippolito Aldobrandini – 1592-1605) che, in seguito all’inondazione del 1597, ne sopraelevò il pavimento ed, infine da Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi – 1676-1689), che ne promosse la ricostruzione, che portò al rifacimento della facciata (1682), quale vediamo oggi.
Sotto Innocenzo XII (Antonio Pignatelli – 1691-1700), don Filippo Silva, l’ultimo curato secolare della chiesa, fece eseguire, a sue spese, diverse riprese all’interno della chiesa, tanto che la sua opera è ricordata sul frontone della chiesa stessa: “D.O.M. DEIPARÆ VIRGI ASSUMPTÆ ANNO DOMINI MDCLXXXII PHILIPPUS SILVA RECTOR FECIT”.
Nel 1730, Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini – 1724-1730) concesse la chiesa all’”Ordine della Beata Vergine Maria della Mercede”, fondato nel 1218 in Spagna, il quale aveva lo scopo di liberare i prigionieri cristiani fatti schiavi dai musulmani o dai pagani.
I “Mercedari” furono cacciati dall’occupazione francese del 1798-1799, e la chiesa rimase vuota fino alla restaurazione dell’autorità pontificia nel 1814.
Nel 1815, Pio VII (Barnaba Niccolò Chiaramonti – 1800-1823) affidò il complesso ai “Redentoristi” che, nel 1848, lo restaurarono ad opera dell’architetto Pietro Camporese (1792-1873) il Giovane dedicando, in quell’occasione, una delle cappelle al loro santo fondatore, Sant'Alfonso Maria de´ Liguori (1696-1787).
Intanto, nel 1824, nel quadro del riordino delle parrocchie del centro città, operato da Leone XII (Annibale Clemente della Genga – 1823-1829) con la Bolla “Super Universam”, la funzione parrocchiale della chiesa fu soppressa.
La sede generalizia dei Redentoristi, dedicata al loro fondatore, è stata costruita, tra il 1855 e il 1859, in via Merulana (vedi Monti). Essi sono tutt’ora in carico del complesso di Santa Maria in Monterone.

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