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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via dei Barbieri (R. VIII – Sant’Eustachio) (da Largo Argentina a via Monte della Farina)

La via ha assunto questo nome perché, sin dalla metà del XVI sec. (1560), i detti artigiani avevano la loro corporazione presso la chiesa dedicata alla Vergine e ai SS. Cosma e Damiano.

Allora però la stradina era chiamata dei Filonardi dal palazzo che fu poi Cavalieri, dei Potenziani, dei Lazzaroni e, subito dopo il 1870, della Direzione Generale della Banca Nazionale nel Regno (ora Banca d’Italia).
A suo tempo vi abitò il cardinale Francesco Saverio Castiglioni, futuro Pio VIII (1829-1830).
Quando i barbieri presero possesso della chiesina della Trinità [1], erano già riuniti, fin dai primi del XV sec. (1440), in Corporazione nella chiesa di S. Pantaleo Affine (o “ad flumen”) che fu poi abbattuta per la costruzione di S. Giovanni de’ Fiorentini.
La chiesina della Trinità fu da loro dedicata ai SS. Cosma e Damiano medici “anargiri” (senza compenso) in quanto essi barbieri, oltre alla loro attività di mestiere, praticavano la flebotomia e la così detta bassa chirurgia. Cioè oltre a cavar  sangue, usavano i ferri guidati dalla mano dei medici, secondo i segni indicati sulla pelle dei pazienti e castravano, oltre le bestie, quei ragazzi che i previdenti genitori destinavano a rimanere “voce bianca” pel teatro e per la cappella Sistina.
La Corporazione si diceva dei “tonsores” ed aveva un posto notevole nell’ordine di precedenza alla processione delle “Arti” che si svolgeva in Roma il 15 agosto ad onore di San Salvatore.

Caratteristica della bottega del barbiere flebotomo (per diventarci doveva essere prima esaminato dal Protomedico) era l’insegna, sulla quale veniva riprodotto un braccio o una gamba, dalla quale spiccava il sangue, che un bacino sottoposto raccoglieva, e sotto la legenda: “Qui si cava sangue[2]. Quello invece che era solo barbitonsore e parrucchiere aveva per indicazione un catino.

Nel 1713 il sodalizio prese il nome di Università ed i sodali, tenuti in grande considerazione, protetti e benvoluti da pontefici, prelati e nobiltà, anche per la facilità che avevano di avvicinare nell’intimità i “pezzi grossi”, nel 1724, ricostruivano ed ornavano con marmi, stucchi, pitture e ori la loro chiesetta mentre venivano governati da uno statuto che li tutelava molto nei loro interessi.

Infatti erano regolate: il rilascio della patente, l’esame, le contribuzioni, il numero delle botteghe, la distanza fra loro, ed era stabilito che, a scanso di concorrenza, chi cedeva il proprio esercizio, non poteva, prima di due anni, riattivarne un altro e sempre a distanza notevole dal precedente.[3]

Gli arrotatori, i garzoni ed i lavoranti  avevano l’assistenza sanitaria e, questi ultimi, un loro particolare sodalizio, sotto la protezione di S. Rosa di Viterbo e di S. Rosalia, nella chiesa di S. Paolo alla Regola.

Nel 1801, Pio VII (Barnaba Niccolò Chiaromonti - 1800-1823) soppresse le Università, ma sotto Gregorio XVI (Mauro Alberto Cappellari - 1831-1846), giovandosi di Gaetano Moroni [4], ch’era stato barbiere del pontefice quando questi era il padre camaldolese Mauro Cappellari, il sodalizio riuscì a far risorgere l’Università, ristabilendone gli statuti, con eccezione delle distanze fra le botteghe del Corso, le quali potevano essere più vicine, purché di lusso.
Tutti potevano lavorare la domenica mattina ed il lunedì, ch’era considerato di riposo per i barbieri, quando i sodali dovevano adunarsi per le pratiche religiose.

Nel 1873, il Sodalizio fu laicizzato e riconosciuto “Ente morale” nel 1888.
Oggi ha  la propria sede in via Frattina, dove ha dovuto stabilirsi, dopo che la chiesina della Trinità e la casa furono alienate alla fine del XIX sec. e dopo aver comprato un’altra sede in vicinanza di Piazza delle Carrette (al principio di via Cavour) che dovette pure abbandonare per la demolizione del Quartiere Allessandrino e la creazione di via Cavour, nel 1931.

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[1] )              La chiesina della Trinità, fu posseduta da alcune monache di S. Chiara fino al 1480.

[2] )              Nel 1898 ne ho visto (Giovanni Zitelli, l´autore) ancora uno, al principio di via Baccina (Arco de’ Pantani).

[3] )              16 giugno 1657 – Breve di Alessandro VII con il quale, a norma dello Istituto dell’Università dei Barbieri di Roma, si regolano le distanze tra una bottega e l’altra della loro arte. (Biblioteca Vittorio Emanuele bandita 9 pag.77).

[4] )              L’autore del Dizionario di Erudizione Storico-Ecclesiastica

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Via dei Barbieri

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