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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via in Publicolis (R. XI  Sant’Angelo) (da via di Santa Maria del Pianto a via dei Falegnami)

La chiesa di Santa Maria in Publicolis [1], che ha dato il nome alla strada, si chiamò “de publico” o”in publico” (forse allusione al “frumentum publicum” del "Porticus Minucia Frumentaria[2] che sembra le fosse vicino).

La desinenza “in publicolis” è posteriore al secolo XIV o XV, quando cioè la chiesa, per la vicinanza dei Santa Croce-Publicola, fu da questi restaurata nel 1465 e ne ebbero così il giuspatronato.
Riedificata totalmente fu pure nel 1643 dal cardinale Marcello Santacroce che l'abbellì con medaglioni o sculture.

I Santacroce, che si dicono discendenti di Valerio Publicola (Poplicola= servo del popolo), hanno il loro palazzo sulla Piazza di S. Carlo ai Catinari (oggi Piazza Benedetto Cairoli), collegato con quello antico per mezzo di un arco che attraversa il vicolo dei Catinari.

L’altro loro palazzo, “prope Iudeorum forum”, fu abbattuto per ordine di Sisto IV (Francesco Della Rovere - 1471-1484) [3].

Fu il cardinale Antonio, della detta famiglia, che nel 1565 portò il tabacco a Roma, tornando dal Portogallo. Fu chiamato “erba Santacroce” poi “erba santa” ma dagli speziali (odierni farmacisti) molto prosaicamente “cristerium nasi[4].

Nel 1599, Onofrio Santacroce fu decapitato, come Beatrice Cenci, per aver ucciso la propria madre [5].

In regione Caccabarium apud S. Maria in Publicolis” era la “Turris pertundata” che aveva dato il nome alla contrada “turris perforatae regione Arenulae[6] che appartenne ai Manetti, dai quali l’acquistarono gli Orsini di Tagliacozzo nel 1276.

Nel 1485, i Conservatori di Roma arrestarono l’ambasciatore del Re di Napoli, Ferdinando I (1458-1494), “che habitava in torre protonnata, nella strana strada dietro la Reola”.

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[1] )            Quasi dirimpetto a Santa Maria in Publicolis, sull’area del palazzo, già dei Patrizi e poi dei Costanti, la chiesuola di San Leonardo detta in Albis (De Blancis) forse da una famiglia di questo nome, fu distrutta sotto Paolo V (Camillo Borghese - 1605-1621).

[2] )            Durante l’impero vi si distribuivano al popolo le “sportulae” con doni in natura e in denaro (congiarii). Il portico fu fondato nel 110 a.C. dal console Minucio Rufo e si chiamò “porticus Minucia Vetus” quando fu costruito il secondo “porticus Minucia Frumentaria”. Questo era fra il “porticus Philippi” e la “Crypta Balbi” ma ne è ignota la precisa ubicazione.

[3] )            I Santacroce ebbero le case demolite da Sisto IV nel 1483 e nel 1503. Il giovane marchese Jacopo Santacroce fu, per omicidio, decapitato, per ordine di Alessandro VI (Rodrigo Borgia - 1492-1503), in Castel Sant’Angelo. La sua testa fu messa nella cappella del castello ed il suo corpo fu lasciato giacente “come se fosse stato un facchino e per di più mancamento lo fecero stare dalla mattina alla sera in terra”. Tanto Francesco della Valle quanto Giorgio Santacroce,  precedentemente al fatto, avevano "zoppato, ferendolo malamente un della Valle e che, nell'assalto alle case di costoro, aveva ucciso Girolamo Colonna, figlio naturale del Prefetto, furono il 9 giugno 1483 dichiarati ribelli della Chiesa. E poiché nessun effetto aveva dato la taglia posta su di loro, Nostro Signore, per estirpare tutte le radici, ha comandato si gettino in terra la loro case e così di continuo si gittorno". Quasi a metà dell’odierna via del Pianto, c’è il palazzo dei Santacroceprope Iudaeorum forum” palazzo abbattuto per ordine di Sisto IV (Francesco Della Rovere - 1471-1484), per avere i Messer Jovio Santacroce assalito “la dimora” dei della Valle, fu poi riedificato circa il 1501, ed abbellito con bugne a punte di diamanti, delle quali “cotanto si compiacque l'architettore della casa, che nel suo prospetto si ebbe adornato gli stipiti delle porte e delle finestre e ogni cosa dentro nella corte dove gli venne bene”.

[4] )            A Firenze nei secoli XVI e XVII fu detto “erba tornabuona” perché fu Niccolò Tornabuoni, vescovo di Borgo San Lorenzo, ex ambasciatore alle corte di Francia, ad introdurre il tabacco in Toscana.

[5] )            In quel periodo, fine del secolo XVI, si registrano nel patriziato, delitti terribili: Gennaro Corsini uccide suo fratello Napoleone; Vulpio Orsini strozza la moglie Porzia; Pompeo Colonna la congiunta Livia; Sciarra Colonna la sorella; Giovanni Savelli la moglie Isabella Medici; Ludovico Orsini la Vittoria Accoramboni; ed in brevissimo tempo matricidio e fratricidio Massimi; parricidio Cenci e matricidio del Santaroce, che non fu però sepolto nella tomba di famiglia a Santa Maria in Publicolis.

[6] )            La Torre perforata si trovava tra via dei Falegnami e Via dei Giubbonari. Vi era la chiesa di San Benedetto  in clausura, così detta perché era vicina al claustro (Ghetto). Fu pure chiamata “in platea Tagliacozze” o “de Cacabariis” o “de Turre pertondata”. Nella visita apostolica del 1566 è detto: “S. Benedetto in clausura è appresso Piazza Giudea. Questa chiesa ha un portico dinanzi la porta grande, quale per essere quasi continuamente adombrato di panni stesi che vi si tengono per vendere, non fanno parere che sia la chiesa ma una bottega di rigattieri e molte volte ho dubitato se fosse chiesa o fondaco. Nel portico poi vi sono alcuni rappezzatori et artigiani che confermano questo dubbio, per il che mi pare bene rimediare. Il cappellano dice che la parrocchia fa 90 fochi, tra i quali vi sono molti Giudei, che tanto esso come gli altri rettori, nelle parrocchie dei quali sono Giudei, esigono da’ Giudei ogni anno per ciascuna casa 12 baiocchi”.

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Via in Publicolis
Chiesa di Santa Maria in Publicolis

La chiesa, che si crede risalire al X secolo, è menzionata, come “Santa Maria in Publico”, in una Bolla papale di Urbano III (Uberto Crivelli – 1185-1187), del 1186, che la indica come parrocchia facente capo a quella si San Lorenzo e Damaso. È pure citata nel catalogo (1192) di Cencio   Camerario  (1150-1227),   in   quello   (c.1320) dell’anonimo di Torino e nell’elenco (c.1425) di Nicola Signorili (+1429),
 (Segue sotto l’ingrandimento...)

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Via in Publicolis - Chiesa di Santa Maria in Publicolis - Ingresso

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Via in Publicolis
Palazzo al n. 42

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Via in Publicolis
Palazzo Santacroce al n. 43

I Santacroce, famiglia romana, discendente dal console romano Publio Valerio Publicola, presente a Roma dal XII secolo, possedeva alcune case, ai due lati di una torre preesistente.
Le case dei Santacroce furono fatte demolire da Sisto IV  (Francesco Della Rovere – 1471-1484), per punire la casata di numerosi episodi di turbolenza nella loro lotta continua contro le famiglie avverse, tra cui, in special modo, i Margani.
Morto il pontefice, Andrea Santacroce (c.1402-1473) fece costruire questo palazzo, al posto delle case demolite, nella forma attuale.

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Palazzo Santacroce al n. 43 - Ingresso

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Via in Publicolis
Targa degrado urbano al n. 43c

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Vicolo in Publicolis

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