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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via_dei_Funari-Palazzo_Clementi_al_n_6

Sulla facciata che dà su piazza Lovatelli si notano due colonne che potrebbero appartenere al portico funzionale alla Torre del Melangolo, colonne che, a loro volta, molto probabilmente, appartennero al Portico di Ottavia.
Si fa risalire la costruzione del palazzo attuale a Tiberio Massimo (+1588), del ramo “Ara Coeli” della casata, il quale fece costruire il palazzo, nel 1565, sopra una parte delle case medievali che occupavano il lotto tra via dei Funari, via dei Delfini e via Cavalletti.
Alla morte di Tiberio, gli eredi affittarono le residue case medievali e, nel 1605, vendettero l’intero lotto ad Orazio Savelli che completa il palazzo eliminando le ultime case medievali.
Nel 1626, il palazzo venne acquisito da Francesco Patrizi  che ristrutturò il palazzo e vi abitò fino alla morte. Sua moglie, Caterina Pinelli, rimasta vedova, si risposò con Urbano Mellini (1601-1667) mantenendo ai Patrizi la proprietà del palazzo che ospiterà, tra gli altri, il cardinale Benedetto Odescalchi (1611-1689), poi Innocenzo XI (1646-1689). Seguono una serie di passaggi di proprietà dal 1747 quando il palazzo risulta di monsignor Nicola Casoni, chierico della Camera Apostolica, zio del cardinale Filippo Casoni (1733-1811).
Nel 1849, passò ai Richetti, nel 1900 agli Ascari e, nel 1919 risultò di proprietà dell’ingegnere Antonio Clementi che fece incidere il suo nome sull’architrave dell’ingresso del palazzo in via dei Funari.
Nel 1968, il palazzo venne acquisito dallo Stato Italiano che lo destinò alla sede della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del Lazio che vi risiede tuttora.

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