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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Sant'Eligio_02

Infatti, essa è citata, nell’elenco delle chiese di Urbano III (Uberto Crivelli - 1185-1187) come “Sant’Austerii”, filiale di San Lorenzo e Damaso ed è pure nominata nel catalogo (1192) di Cencio Camerario (1150-1227) con il titolo di “Sant’Eusterii”, tra le chiese che, in occasione delle grandi ricorrenze, ricevevano sei denari dal papa e, nel Catalogo Parigino (c. 1230), è detta “Sant’Eusterius”, mentre nel Catalogo dell’Anonimo di Torino, del 1302, è posta in elenco come “S. Eusterius de Campo Senensi habet I sacerdotem”, si trovava, infatti, in quella zona occupata principalmente da popolazioni di origine senese.
Risulta che, nel 1331, la chiesa fosse affidata ai Servi di Maria che, nel 1368, migrarono nella chiesa di San Marcello al Corso, per le condizioni fatiscenti di chiesa ed annessi.
Chiesa e annessi rimasero deserti e si degradarono nel tempo, tanto che, nella “Storia di Sant’Eligio”, redatta, nel XVII secolo da Angelo Perelli, Segretario dell’Università degli Orafi, si riporta la ragione della sua demolizione, nel 1516: “…havendo dovuto i signori Raffaele Casali e Mario Millini (Maestri delle Strade), d’ordine della Santità di Nostro Signore (Giulio II) riducere a dritta linea le strade pubbliche di Roma e perciò, in più diverse parti di questa, demolire case et edifici sacri, e volendo questi nella strada dell’Armata (parallela a via di Sant’Eligio) quella ridurre a strada pubblica…fecero demolire la suddetta nostra chiesa, che prima minacciava ruina, in parte era diroccata assieme con un certo contiguo alla medesima..
Già nel 1508, l’Università degli Orefici, che fino ad allora si era appoggiata alla chiesa di San Salvatore alle Coppelle, che doveva  condividere però con le Università dei Ferrari e dei Sellari, aveva fatto richiesta di costruire una nuova chiesa sui resti della chiesa di Sant’Eusterio ed aveva acquisito, lo stesso anno, il terreno dagli eredi di Michele Castigli (notaio Latino de Massis -1508). L’autorizzazione di papa Giulio II (Giuliano Della Rovere – 1503-1513) arrivò nel 1509.
Nel realizzare il progetto di Giulio II, quello di ”riducere a dritta linea le strade pubbliche”, i Maestri delle Strade decisero di far passare la nuova strada Armata, raddrizzata, sul terreno acquistato dall’Università degli Orafi, che furono espropriati e a cui fu assegnato, in compenso, un altro terreno limitrofo sul bordo del fiume Tevere.
Nello stesso anno della demolizione dell’antica chiesa di Sant’Esterio, eseguita dai Maestri delle Strade nel 1516, gli Orefici incaricarono Raffaello Sanzio (1483-1520) di progettarne una nuova, da dedicare a sant’Eligio di Noyon (c. 588-660), orafo rinomato, oltre che santo, sul terreno di nuova dotazione.
Alla morte dell’urbinate, seguì, nel proseguimento dei lavori, Baldassarre Peruzzi (1481-1536) e nel 1536 Bastiano da Sangallo (1481-1551). Baldassarre Peruzzi terminò la cupola nel 1536, mentre i lavori della chiesa, a croce greca con cupola, terminarono nel 1551.
Le frequenti esondazioni del Tevere danneggiarono pesantemente l’edificio e la facciata che furono risarciti da Flaminio Ponzio (1560-1613) fino al 1613, mentre la ricostruzione della facciata terminò nel 1621.
Nel 1864, fu sostituito il pavimento originale in mattoni con quello attuale in marmo, usando le parti residue di quello proveniente dalla Basilica di San Paolo fuori le Mura, che era andata a fuoco nel 1823.
L’umidità del Tevere ha continuato a danneggiare l’opera, che ha subito, nel tempo, innumerevoli restauri, tanto che la chiesa fu riconsacrata nel 1928 ed ancora instancabilmente necessita di interventi conservativi.

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