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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via_Monserrato-Chiesa_di_S_Maria-Mon_Alfonso_de_Paradinas-1485

ALFONSO DE PARADINAS EPO CIVITATEN ECCLESIAE HVIVS ET
HOSPITALIS FVNDATORI PAVPERVM  OPPRESSORVM QVE
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Segue testo:

Agli studi giuridico-canonici affiancava una vera passione per la letteratura, sia sacra che profana, ed ebbe a trascrivere testi come il “Libro de Buen Amor” dell’arciprete di Hita, Juan Ruiz de Cisneros (1283-1350), che è ancora conservato nella biblioteca della stessa università. Il suo monumento funebre, opera documentata di Andrea Bregno (1418-1503), si trova nella cappella di San Giacomo il Grande nella chiesa di Santa Maria in Monserrato. I libri che si intravedono nel monumento funebre al di sotto del vescovo defunto ne sono una testimonianza.
La sua prima occasione per rendersi a Roma, nel 1422, fu al seguito di Juan de Mella (1397-1467), futuro cardinale, per la difesa di Diego de Anaya y Maldonado (1357-1437), arcivescovo di Siviglia, davanti al papa Martino V (Oddone Colonna – 1417-1431), contro l’accusa di aver parteggiato per Pedro Martínez de Luna y Pérez de Gotor, l’antipapa Benedetto XIII (1394-1423) eletto dai cardinali avignonesi in contrapposizione a Gregorio XII (Angelo Correr – 1406-1417) che, a sua volta, era stato eletto dai cardinali di obbedienza romana, dando vita allo Scisma d’Occidente.
L’anno successivo Alfonso de Paradinas tornò a Roma e vi rimase poi fino alla sua morte.
Alla sua attività presso la curia come segretario apostolico, scrittore o uditore del Sacro Palazzo, egli aggiunse l’idea di soccorrere i pellegrini connazionali castigliani, in vista dell’anno santo (1450). A questo scopo, appoggiandosi alla buona fama di giurista che aveva conseguito in diversi delicati processi, egli dimostrò grandi capacità di organizzatore intrecciando rapporti di collaborazione ed integrazione con organismi spagnoli di volontariato, a Roma ed in patria, e fu capace di associare alla sua causa mecenati disposti ad impegnare parte delle loro fortune per l’edificazione di un ospedale nazionale con una chiesa annessa.
Alfonso de Paradinas fu l’ideatore ed il costruttore dell’ospedale e della chiesa di San Giacomo (Santiago) degli Spagnoli (vedi Largo della Sapienza – Sant’Eustachio). Egli ne fu governatore e amministratore fino alla morte (1485) e lasciò, a questa “sua” istituzione, una situazione economica sufficiente per la copertura dei costi del suo funzionamento e per terminare i lavori e lasciò anche uno statuto che permise il passaggio di consegne con il suo successore senza alcun attrito.
Nell’ottobre del 1469, aveva ricevuto la nomina a vescovo di Ciudad Rodrigo (Salamanca) ma le sue attività rimasero legate alla costruzione del suo ospedale e non frequentò la sua diocesi che saltuariamente.
Solo una volta (1470-1471) si assentò da Roma, su incarico di papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini – 1458-1464), per presiedere una delegazione pontificia presso Luigi XI (1461-1483), re di Francia, in difesa del cardinale Jean de Balue (1421-1491) e del vescovo di Verdun, Guglielmo de Harancourt.
La lapide sull’ingresso della chiesa di San Giacomo degli Spagnoli su piazza Navona (oggi chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore) e quella posta sul suo monumento funebre riconoscono ad di Alfonso de Paradinas la paternità della grande realizzazione dell’ospedale e della chiesa adiacente, realizzati in nome del regno di Castiglia.

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