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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_Farnese-Palazzo_omonimo

Alessandro Farnese incaricò Antonio da Sangallo (1485-1546), in un primo tempo, della ristrutturazione dell’edificio preesistente, poi, subito dopo, si decise a demolire il palazzo precedente per realizzarne uno nuovo, che celebrasse la grandezza della casata.
I lavori iniziarono nel 1514, sotto la direzione del Sangallo, e, a parte l’interruzione dovuta al sacco di Roma del 1527, continuarono, con molto più slancio grazie alle disponibilità del cardinale Alessandro Farnese (1468-1549) ed alle sue ambizioni per la famiglia, sopratutto dopo la sua ascesa al soglio come Paolo III (1534-1549). Il Sangallo morì nell’anno 1546.
Riprese i lavori Michelangelo Buonarroti (1475-1564), che modificò, in parte, il progetto di Sangallo nella facciata, con un nuovo cornicione ed un nuovo concetto della finestra balcone e, nella parte verso il Tevere, con un piano nobile ed un piano di coronamento nuovamente concepiti.
La morte di Paolo III (1549) e i richiami dal Vaticano, di Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi del Monte – 1550-1555) sottrassero il Buonarroti al cantiere Farnese.
Nel 1545, papa Paolo III (Alessandro Farnese - 1534-1549) aveva nominato il figlio Pier Luigi duca del nuovo ducato di Parma e Piacenza. Da quel momento il centro di interesse dei Farnese fu quel ducato ed il palazzo di Roma, non ancora terminato, fu solo il loro punto di riferimento per i soggiorni romani.
I lavori continuarono tra il 1565 ed il 1575 e fu Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573), che, dal 1547 collaborava già con il Buonarroti, ad occuparsi essenzialmente degli interni.
Giacomo della Porta (1532-1602), su commissione del cardinale Alessandro Farnese junior (1520-1589), completò la facciata verso Tevere e il palazzo, nel suo insieme, nel 1589.
I Farnese avevano acquistato (1580) la Villa Chigi, sulla riva opposta del Tevere (oggi “Villa Farnesina”) ed avrebbero voluto collegarla con il palazzo tramite un ponte, ma il ponte non fu mai realizzato. Se ne intravede solo l’appoggio a fiume, sul prolungamento del sovrappasso Farnese di Via Giulia.
Il palazzo a piazza del Duca (oggi piazza Farnese) divenne residenza dei rappresentanti del ducato di Parma e Piacenza che sono documentati, dal 1636, ma probabilmente la rappresentanza iniziò poco dopo la nascita del ducato (1545).
Nel 1689 è segnalata la presenza di un “guardiano del Toro dei Farnese”, statuario marmoreo acquisito da questa famiglia negli scavi alle Terme di Caracalla, che i Farnese avevano finanziato. Il “guardiano” è segnalato fino al 1788, quando Ferdinando IV di Borbone, che ne era divenuto proprietario (vedi più avanti), lo fece trasferire a Napoli (dove ancora si trova).
Nel 1697, furono affittuari nel palazzo due scultori: Pierre Legros (1666-1719) e Angelo de Rossi (1671-1715) e, nel 1710, il
cardinale Ranuccio Pallavicini (1633-1712).
Nel 1731, si estinse il ramo maschile della famiglia Farnese, con la morte di Antonio I Farnese (1679-1731) duca di Parma e Piacenza. Ne ereditò i beni Elisabetta Farnese (1692-1766), che, sposando Filippo V di Borbone, re di Spagna (1700-1746), lasciò i beni dei Farnese a suo figlio, Carlo di Borbone che assunse il ducato di Parma e Piacenza dal 1731 al 1735, il regno di Napoli dal 1734-1759 e il regno delle due Sicilie dal 1735 al 1759 ed, in fine, la Corona di Spagna dal 1759 alla morte (1788). Ferdinando IV (1759-1799), suo successore nel regno di Napoli, fece spostare il Toro dei Farnese a Napoli.
Ferdinando IV, re di Napoli, accompagnato dalla sua consorte Maria Carolina d’Austria (1752-1814) venne a Roma, per la prima volta nel suo palazzo, nel 1791.
Per l’occasione uno stemma dei Borbone era stato aggiunto a quello dei Farnese, sulla facciata del palazzo, nel 1735.
Poi fu la volta di Ferdinando I (1816-1825), re delle due Sicilie, come attestato dalla lapide affissa sulla facciata della chiesa di S. Spirito dei Napoletani (Vedi –Via Giulia – Regola).
Quindi, probabilmente, venne Ferdinando II (1830-1859), re delle due Sicilie, nel 1853, come indicato nella lapide per restauri effettuati a suo nome nella stessa chiesa .
Alcuni lavori di restauro furono eseguiti dall’architetto Antonio Cipolla (1822-1874), tra il 1860 e il 1863, in previsione dell’arrivo dei reali delle due Sicilie.
Infatti, Francesco II (1859-1861), ultimo re delle due Sicilie, riparò a Roma, deposto dalla conquista delle “Sicilie” da parte di Garibaldi. Vi soggiornò dal 1860 al 1870, accompagnato dalla sua corte, anch’essa in esilio, per poi, alla presa piemontese di Roma, rifugiarsi definitivamente a Parigi.
Per attenuare le spese di manutenzione del palazzo, Francesco II ne aveva affittata una parte, nel 1874,  al governo  francese  che  vi  collocò  la  propria  ambasciata,  per  poi  acquistare l’intero palazzo, nel 1911.
Nel 1936, in un accordo paritetico tra Francia e Italia, il palazzo fu acquistato dal governo italiano e subito ceduto all’ambasciata francese, per un periodo di 99 anni, in cambio di un palazzo a Parigi (Hôtel de Boisgelin), per l’ambasciata italiana, con l’obbligo reciproco della manutenzione dei due palazzi.

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