p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1
p1

STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via della Barchetta (R. VII – Regola) (da via Monserrato a via Giulia)

"Questa breve via conduce direttamente alla riva del Tevere, ed ivi trovasi una piccola barca coperta, e raccomandata ad una fune sospesa in alto. Da questa barca, destinata al tragitto de’ passeggeri dall’una e dall’altra sponda è derivato il nome della via suddetta”.

Fino al 1878, per passare il fiume, v’era il traghetto [1]. Un barcone a fondo piatto che aveva a prua una corda annodata alla barca, corda che all’altro capo scorreva con una puleggia, lungo un grosso canapo teso fra le due rive.
Il barcarolo, secondo il pelo dell’acqua, a stuzza o scalando si faceva trascinare dalla corrente.

Al porto di Ripetta, una tavola di legno sulla quale era scritto "qui si passa la barchetta" indicava ai romani il punto d’imbarco per l’altra sponda, che non offriva altro che qualche osteria campestre.

Il servizio di traghetto era dato in appalto e il viaggio costava un baiocco.
Il privilegio di tale servizio era stato riconosciuto dalla Camera Apostolica, che con severi editti proibiva ai non  autorizzati di far passare il Tevere, anche gratuitamente, chicchessia, sulle barche, pena un’ammenda di 500 scudi e tre tratti di corda.

In Prati, dove pascolavano allora pecore e capre, i romani si recavano d’estate a consumare merende campestri, quando non preferivano salire sui barconi attaccati al porto, per mangiare cocomeri e pesce fritto.

Con l’indennizzo del Comune al titolare del servizio, cessò il traghetto quando, avvenuto il collaudo del ponte di ferro [2], varato in una sola volta, il 14 marzo del 1879, fu aperto il transito sul ponte di Ripetta, che poi fu demolito nel 1901, quando, con la costruzione del ponte Cavour (inaugurato il 26 maggio 1901), fu completato anche l’abbattimento del porto di Ripetta, che aveva lasciato il posto al lungotevere e ai muraglioni.[3]

____________________

[1] )            Numerosi i “traghetti’’” a Roma, posti, quasi sempre, in corrispondenza delle “Posterule” che si aprivano lungo le mura che difendevano l’accesso dal Tevere. Il sevizio suppliva la cronica mancanza di ponti.
Nel medioevo per traversare il Tevere c’erano solo tre ponti: quello di Sant’Angelo, i due ponti dell’Isola Tiberina e il Ponte Senatorio, rotto nel 1598 (detto appunto Ponte Rotto), ripristinato da Pio IX nel 1853.
Nel 1475, sotto Sisto IV (Francesco Della Rovere - 1471-1484), si aggiunse Ponte Sisto, opera di Baccio Pintelli (1450-1494) e, molto più tardi, la passerella metallica a San Giovanni dei Fiorentini, nel 1863, con Pio IX (1846-1878).
Nelle piante di Roma i “traghetti’’” sono spesso indicati, come in quella del Nolli (1748) che ne disegna ben 6 (Ripetta, dei Fiorentini, di S. Biagio, di S. Eligio, Farnese-Farnesina e Marmorata).
La Camera Apostolica regolamentava ed appaltava il servizio di “traghetto” appaltando le concessioni dietro il pagamento di un canone annuo.
Tra le famiglie che, nel tempo, hanno assicurato il servizio del “traghetto” a Roma, si deve ricordare Francesco Nero, inventore del “traghetto a Canapo”, per il passaggio tra S. Biagio della Pagnotta e la Lungara, cui Leone X (1513-1521) accordò la concessione anche alla discendenza, rinnovata da Paolo III (1534-1549) e confermata da Giulio III (1550-1555), nel 1550, al figlio dell’inventore.
Clemente VII (1523-1534) concesse l’esercizio del traghetto presso S. Giovanni dei Fiorentini, a Jacopo dello Sciorina o della Barca.
Paolo V (1605-1621) concesse il traghetto al Porto di Ripetta a Marcantonio Toscanella e nel 1619, impegnò i suoi eredi ad aprire una strada diretta alla Porta Angelica, come condizione per il rinnovo della concessione.
Che altre imbarcazioni, senza concessione, facessero una concorrenza sleale e frequente ai concessionari si capisce da un avviso, del 1577, che diceva: “Sono stati presi alquanti barcaroli che nel Tevere traghettavano gente e saranno mandati in galera”.
In difesa dell’esclusività sul trasporto delle persone attraverso il fiume ci fu anche un’ordinanza del cardinale Camerlengo Paluzzo Altieri (1623-1698) che vietava ai marinai, pescatori e barcaioli di traghettare persone, anche gratis, da una riva all’altra del Tevere da ponte Milvio alla chiesa di S. Paolo “extra moenia” (tratto urbano del fiume).
I “traghetti’’”, coperti da un tendone per riparo dei passeggeri, furono ben ricordati dal Belli nel suo sonetto “Er diluvio universale” dove dice, parlando dell’arca di Noè,: “Poi fa’ un tettino e cropice la barca / come quella der Porto de Ripetta”.

[2] )            Costruito dalla Società Cottrau a Napoli per cura di una società Belga ed acquistato, nel 1883, dal Comune per 150.000 lire.

[3]              Con la febbre edilizia del 1895 fu portato a buon punto il quartiere Prati e, interrottane poi la fabbricazione nella crisi edilizia del 1939, riprese negli anni successivi.

_DSC1024

Lapidi, Edicole e Chiese :

- Via della Barchetta

Blutop