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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via dei Banchi Vecchi [1] (R. V - Ponte, R. VI - Parione; R. VII - Regola) (da via Corso Vittorio Emanuele II a via Monserrato)

Anticamente le cause che riguardavano i mercanti di bestiame e le liti che fra cittadini si agitavano, venivano trattate e giudicate nel campo vaccino (Foro Romano) non bastando poi questo, vi furono aggiunte due altre piazze con portici all’intorno, al di sotto de’ quali le dette cause si discutevano. Coll’andare del tempo li sopra nominati luoghi vennero abbandonati, e l’uso a cui erano destinati fu stabilito in questa via, che d’allora in poi si disse via dei Banchi, perché d’ogni intorno vi erano delle stanze in forma di botteghe ove risiedevano li notari presso i quali depositavansi gli atti di tutte le cause”.

In questa strada, era il palazzo del cardinale Rodrigo Borgia (Alessandro VI -1492-1503 [2]), oggi incorporato al Palazzo Sforza-Cesarini. Questo  palazzo che, dopo quello di papa Barbo (Pio II – 1464-1471 - Palazzo Venezia), era il più bello ed il più ricco di Roma, aveva porticati e logge all’esterno ed era all’interno di una magnificenza da sbalordire.
Era detto della “Cancelleria Vecchia” quando cominciò a funzionare l’altra al Pellegrino (Piazza della Cancelleria).

Il Borgia vi abitò fino alla sua elezione, alla quale contribuì il cardinale Ascanio Sforza, cui il simoniaco Borgia lo regalò, insieme al posto di vice Cancelliere [3].
Dice una “cronica”: “Il giro del denaro fu così agitato, che il Banco degli Spannocchi, depositario dei Borgia, era per fallire”.  

E più tardi disse Pasquino: 

Vende Alessandro Altari, e Chiavi e Cristo.
E ben lo può, che pria ne fece acquisto”

In quel secolo, in Banchi vecchi s’erano concentrati i Boemi residenti in Roma, e precisamente nell’ospedale edificato da Carlo IV di Boemia (1346-1378) e restaurato nel 1457, com’è indicato dalla epigrafe della casa al n°131, che dice:

Carolus Imperator
III Rex Boemiae Me Fec.
It Et H Roraw Pro
Curator Hospitalis
Presentis Et Nacio
Nis Bohemorum Ruin
Osum Refecit Anno
MCCCCLVII

E questa iscrizione è quanto resta dell’antichissimo ospizio dei Boemi fondato, alla sua venuta a Roma, dal duca di Boemia, Borsivoglio, poi re di Boemia, nel 931.
Nel 1355 fu fatto risorgere da Carlo IV re dei Boemi e, restaurato nel 1457.
L’edificio aveva annessa una piccola chiesa o cappella, ricordata col nome di San Boemo nel catalogo delle chiese tassate per il sussidio dei poveri sotto Pio IV (Giovanni Angelo Medici - 1559-1565); la chiesa fu anche detta di San Metodio, ma dubbia è la legittimità dei due nomi.

Anche il Boemi trasformarono poi il loro ospizio in seminario per i loro giovani studenti di teologia e nel 1884 fu fondato il Pontificio Collegio Boemo. Il Collegio ebbe la sua Sede in via Sistina. Il convento annesso, dove si collocarono il Boemi, era prima appartenuto ad un conservatorio di zitelle povere detto della S.S. Trinità, in prossimità della Chiesa eretta nel 1614 che fu restaurata sotto Innocenzo XI (Benedetto Odescalchi - 1676-1689) ed era dedicata in onore di Santa Francesca Romana. La chiesa si trovava in corrispondenza dell’attuale teatro Sistina.

Con il possesso del Collegio Boemo, la chiesa di “S. Franciscae romanae ad capita domorum" cambiò l’eponimo con San Giovanni Nepomuceno ed il Collegio Nepomuceno (già Boemo), così come venne intitolato, è adesso in via della Concordia, dopo che al suo posto, in via Sistina, fu eretto l’omonimo teatro.

Vicino alla chiesa di S. Lucia, il palazzo dell’orefice Giampietro Crivelli di Milano (1463-1552) ornato di stucchi stupendi (via dei Banchi Vecchi n°22), fu la prima sede del “Monte di Pietà” promosso e favorito dallo stesso orefice [4] che ne incoraggiò il fondatore, frate Giovanni da Calvi, francescano.

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[1] )            La strada era stata riordinata da Nicolò V (Tommaso Parentucelli - 1447-1455) che per questo scopo aveva fatto distruggere gli avanzi dell’arco di Graziano (375-383), che si trovava davanti al Ponte Elio (Ponte Sant’Angelo).

[2] )            La profezia di Malachia lo designava col motto : « Bos Albanus in porto ».

[3] )            Lo Sforza vi si trasferì dal vico di Ascanio, dove aveva dimora con giardino.

[4] )            Dopo la prima sede in via Banchi Vecchi, il Monte di Pietà si trasferì nelle adiacenze della chiesa di San Salvatore in Lauro, poi presso Orsini ai Catinari, indi in uno stabile dei Padri Gesuiti verso l’Aracoeli, ed in fine nella via Retta (via dei Coronari). Sul prospetto del palazzetto una lapide ricorda Sisto V che provvide alla sistemazione dell’Istituto. Nel 1749, vi ebbe sede pure la zecca data dal Papa al Monte che vi rinunciò 22 anni dopo.

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Via dei Banchi Vecchi
- Chiesa di S. Lucia del Gonfalone

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