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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza e Via di S. Ignazio (R. IX Pigna - R. III Colonna) (vi convergono: via del Carovita, via e vicolo del Burrò, via Montecatini, limitata a ovest da piazza di San Macuto, da dove parte la via fino a piazza del Collegio Romano)

La via prende il nome della chiesa fabbricata grazie al legato di circa 200.000 scudi fatto dal cardinale Ludovisio Ludovisi (1595-1632) [1] nel suo testamento dell’11 aprile 1629. L’importanza del lascito permise la continuazione dei lavori anche dopo la morte del porporato..  
La chiesa fu aperta al culto nel 1650, ma terminata completamente solo nel 1685 [2].

La chiesa di Sant’Ignazio fu costruita, in parte (per il transetto), su quella
dell’Annunziata [3] iniziata da alcune Clarisse  sopra un’area donata loro da donna Vittoria della Tolfa, marchesa della Valle, poi ripresa dai Gesuiti, per i loro studenti del Collegio Romano [4].
La facciata della chiesa dell’Annunziata  è ancora visibile, quasi di fronte all’ingresso odierno  della Biblioteca Casanatense [5].

La cupola di S. Ignazio  non fu a suo tempo edificata per l’opposizione dei frati domenicani che temevano togliesse aria e luce al loro convento. La pittura del padre Pozzo [6], in prospettiva, sostituì la cupola vera [7].

Nei pennacchi della cupola di S. Ignazio, anziché gli Evangelisti o i Dottori della Chiesa, fratel Pozzo (1642-1709) dipinse 4 fatti insigni della sacra Scrittura, allusivi ai mostri dell’eresia domati dal Santo: David e Golia e Sansone e i Filistei, Giuditta e Oloferne, Gioele e Sisara.[8]

Per la realizzazione della attuale Piazza: “Questi padri gesuiti hanno in questa settimana sborsato 32.000 scudi per la compra di alcune case avanti la chiesa di S. Ignazio, per farne il gettito (demolizione) e costruirvi la piazza” (Avviso del 1 settembre 1668).
Le case dell’Architetto Rauzzini o Raguzzini vi furono edificate ai primi del sec. XVIII.

Via Beato Angelico, parte del Collegio Romano e della chiesa di S. Ignazio erano il posto occupato dal tempio d’Iside. Mentre quello di Serapide occupava la chiesa e la piazzetta di S. Stefano del Cacco, spingendosi sino a Piè di Marmo.
Nei pressi della chiesa v’era la Basilica Alessandrina che Alessandro Severo (222-235) “instituerat inter Campum Martium et Septa Agrippiana...quam efficere non potuit, morte preventus”..
Questa specie di quartiere egiziano attorno all’Iseo aveva  un ingresso monumentale [9], gli avanzi del quale vennero in luce nel 1626, “costituito dalla mostra dell'acqua Vergine, in corrispondenza alla facciata della chiesa di S. Ignazio”.

La mostra, secondo Rodolfo Clementi, “aveva un fornice con sei colonne, due delle quali (le centrali) sorreggevano un'ampia arcuazione, sormontata da una grande aquila ad ali spiegate, con la caratteristica corona d'alloro, e due piccoli obelischi in alto, all'estremità del monumento, sulle fiancate del quale, sopra due vasche che gettavano acqua, si ammiravano due grandi statue e bassorilievi allegorici”.

Nel 1872, nel cortile del palazzo Sciarra e nella piazzetta di S. Macuto vennero fuori gli archi dell’acquedotto e, secondo il Cassio (XVII secolo) dov’è adesso la chiesa di Sant’Ignazio, si vedevano anche “i bagni della casa di Narciso, liberto di Claudio” e suo “ricchissimo segretario di lettere, che seppe cumular nella carica 10 milioni di scudi d'oro”.

Nella costruzione della chiesa “comparvero gli archi e tutta l'opera sontuosa d’acquedotto, composto di mattoni, in cui scorreva l'acqua, di sì vaga architettura e ornamenti arricchito, che superava in bellezza quanti altri avesse l'antica Roma vantato” [10].

A Nord della piazza di Sant’Ignazio, vi erano i Templi,  di Vulcano in Campo, delle Ninfe e di Giuturna, vicini tra loro.
Quello delle Ninfe, che forse si identificava con l’altro di Giuturna, era presso l’acquedotto Vergine, a nord dei Saepta. Costruito quest’ultimo tempio da Q. Lutazio Catulo (242 a.C.), aveva prossime le statue equestri dorate poste da Verre (70 d.C.) che Cicerone indica appunto “propter aedem Vulcani” confermando così la vicinanza dei templi di Vulcano [11] e Giuturna.

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[1])              “A dì 13 di giugno (1624) la notte fu portato il corpo di Papa Gregorio XV (Alessandro Ludovisi - 1621-1623) da S. Pietro e riposto nella chiesa dell’Annunziata, per seppellirlo poi in quella di S. Ignazio che si fabbrica con i denari del cardinale Ludovisio”.

[2] )              Sul culmine della chiesa, fino al 1924, vi è stata un’asta rossa che faceva scorrere una “palla” nera, che, manovrata dall’attiguo Osservatorio astronomico del Collegio Romano (istituito nel 1848 da padre Francesco De Vico, gesuita e scienziato di fama mondiale) segnalava il mezzogiorno all’artigliere di Castel S. Angelo, nei primi anni del nostro secolo e, più tardi, a Villa Corsini sul Gianicolo. L’artigliere dava fuoco al vetusto pezzo di cannone conservato su una piazzuola sottostante la grande platea del monumento a Garibaldi e lo sparo, in favorevoli condizioni atmosferiche, s’udiva anche nei Castelli Romani.
L’apparato, infisso sul culmine del timpano della chiesa di Sant’Ignazio, consisteva in un’asta di legno di pino alta 6 metri sulla quale scorreva una palla di vimini nera che cominciava a montare lentamente alle l l e 56 minuti e raggiungeva il culmine dell’asta in due minuti, per poi ripiombare bruscamente alle 12 precise.

[3] )              S. Maria Annunziata del Collegio Romano, o al Camilliano, detta popolarmente “Annunziatina del Collegio Romano”.

[4]              Le scuole, fondate da Sant’Ignazio nel 1551, ai piedi del Campidoglio, nella contrada “Mercatello”,  furono  trasferite  dietro l’abside  di  S. Stefano  del Cacco (Il collegio si trovava sull’attuale via del Gesù all’altezza della chiesa di Santo Stefano del Cacco), quando, nell’anno scolastico 1553-1554, si aggiunse alla Scuola di Grammatica, Umanità  e Dottrina Cristiana, l’insegnamento della Sacra Scrittura, Teologia e Filosofia. Dopo la piena del 1557, che aveva danneggiato l’edificio ospitante il Collegio, ed questo, in continua progressione di alunni, si trasferì nel Palazzo Salviati, al campo di Camigliano (La Casa Salviati, ora distrutta per allargare la Piazza del Collegio Romano, come si trova oggi, era subito dietro Santa Maria in via Lata, ad angolo tra questa via e via della Gatta. Vedi “Via piè di Marmo”). Sempre in cerca di spazio per l’insegnamento, oltre al palazzo Salviati, le scuole occuparono alcune casette prospicenti l’attuale via di Sant’Ignazio  (già  via dell’Annunziata).

[5] )             La Biblioteca Casanatense,  annessa al convento domenicano, fu istituita sulla base del testamento del 5 ottobre 1698 del cardinale Gerolamo Casanate (1620-1700) che legò (lasciò in eredità) ai frati i suoi libri ed 80.000 scudi per impianto e manutenzione di una pubblica biblioteca.

[6]               Su fratel Pozzo vedi Studi Romani 1958 pag.160.

[7]               Disse Pasquino che questa chiesa era senza cupola, come quella della Madonna di Loreto (Marche) era una cupola senza chiesa. Nel 3° centenario di S. Luigi Gonzaga, la pittura annerita dal tempo fu coperta da un drappo celeste, ideato dal prof. Gius. Moneti.

[8] )             Gli emuli del Pozzo, alludendo a quei soggetti, dicevano che in S. Ignazio si erano aperti 4 macelli. E il Pittore rispondeva: “Spiacemi che per esser troppo cattiva la carne, poco spaccio avranno codeste botteghe”.

[9]                Un ingresso minore dell’Iseo Campense sembra sia stato quell’ “Arcus Camilli” che dette il nome all’attuale piazza del Collegio Romano. L’attuale via Piè di Marmo si chiamò "strada dell'arco di Camigliano"  che immetteva nella piazza allora chiamata “Santo Stefano de Pinea”, poi “Santo Stefano vaganda o bagonda” e in ultimo “del Cacco”, dopo il ritrovamento di un cinocefalo egizio creduto un Macaco.

[10] )           Dice il Vacca: “Le case mie, dove al presente habito, sono fabbricate sopra dette Terme e volendo fondare un muro, trovai l'acqua, e tastando con il palo di ferro, trovai un capitello corinzio; e misuratolo, era dal corno fino al fiore palmi 4, che veniva ad essere come quelli del portico della Rotonda, e sopra abbondando l'acqua, convenne lasciarlo dormire. Nel far la cantina vi trovai un gran Nicchione foderato di condotti di terra cotta, piani, né ad altro servivano, che a condurre il caldo in detta stufa; e sotto vi trovai il piano dove camminavano gli antichi, foderato di lastre di marmo, e sotto dette lastre era un forte lastrico e sotto il lastrico erano molti pilastrelli, che lo reggevano in aria, e tra l'uno e l'altro, vi ponevano il fuoco, trovandosi ancora delle ceneri e carboni... e mi risolsi di murare senza cercar altro...”.

[11]          Le “Vulcanalia” erano celebrate il 23 agosto nel tempio di Vulcano che sempre vien detto “in campo”. É negli atti degli Arvali che, per il 23 agosto, uniscono il culto di Vulcano a quello delle Ninfe.

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Lapidi, Edicole e Chiese:

- Piazza e Via di Sant’Ignazio
- Chiesa di Sant’Ignazio

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