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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza e via del Gesù (R. IX – Pigna) (nella piazza convergono: via d’Aracoeli, via Celsa, via del Plebiscito, corso Vittorio Emanuele II e via del Gesù che arriva fino a via del Pie' di Marmo)

La piazza era chiamata “degli Altieri” [1] prima della costruzione della chiesa del Gesù, chiesa madre dell’Ordine dei Gesuiti..

La fabbrica della chiesa e della Casa Professa cominciò a metà del sec. XVI e una Bolla papale del 1541 (Paolo III) cedette ai Gesuiti la chiesa di S. Maria "de Astallis” o “Hastariorum” o “de Stara”, trasformata ancora in quel secolo in “della Strada” e l’altra di S. Andrea in “Pallacine” o “della Fratta” o “in Parracina” o “in Palatinis” presso l’antico “porticus Parracinae”, chiese che furono poi abbattute fra il 1569-1574..

Sant’Ignazio (1491-1556) stesso iniziò gli acquisti per edificare la casa professa, con elemosine, donazioni e lasciti, tra i quali quelli di San Francesco Borgia ed dei generali  che lo seguirono. La proprietà dell’isolato attuale fu completata nel 1618  [2].

S. Francesco Borgia (1501-1570 - pronipote di Alessandro VI) generale dei Gesuiti succeduto al Santo fondatore inizio` i lavori che si svilupparono per la munificenza del cardinale Odoardo Farnese (1573-1626) [3], nipote di Paolo III (Alessandro Farnese - 1534-50), che fin da quando era cardinale aveva tanto favorito i Gesuiti.

La prima pietra era stata benedetta da Sant'Ignazio nel 1550 e già nell’estate del 1555 sorgevano le sacre mura del Tempio, disegnato da Michelangelo, incaricato di disegnare la pianta della chiesa della Compagnia.

Intervennero poi molti problemi pecuniari ed umani: Sant’Ignazio "aborrente al sommo dai litigi e amantissimo della pace, per finirla con le violente escandescenze del nobile capitano Muzio Muti (trascorso sino a minacciare con la spada in pugno un buon muratore)... ed indottovi pure dalle difficoltà pecuniarie sopraggiunte nel nuovo pontificato di Paolo IV (Gian Pietro Carafa - 1555-1559), diede ordine che si smettesse di più murare".

Sant’Ignazio lasciò che la Provvidenza provvedesse alla ripresa della costruzione della chiesa; e l’indugiare fu giovevole.

Fu possibile trovare sia un munifico finanziatore: il cardinale Alessandro Farnese che un valente architetto: il Vignola.

Un avviso di Roma del 10 luglio 1599 dice: “Il cardinale Farnese fu l’altra mattina a mettere la prima pietra della nuova fabbrica che fa fare presso chiesa del Gesù per habitazione di quelli padri, et non passò senza cerimonie de suoni et musiche”.

Il progetto di Michelangelo fu definitivamente scartato quando Sant’Ignazio era già morto, perché l’area fabbricabile, in quegli anni, era stata estesa e perciò bisognava adattarsi a questa circostanza.

Il Vignola fu imposto dal cardinale Alessandro Farnese; altri architetti impiegati nella costruzione e ornamentazione furono: Nanni di Braccio, i due Vignola, Giovanni Tristano e Giacomo della Porta autore della facciata.

Nel 1577 fu compiuta la volta. In data 16 febbraio del detto anno, si legge sul libro delle spese: "sette scudi per un pranzo fatto a tutti i manovali et scalpellini sopra la volta grande della Chiesa per essere finita di voltare".

Ci vollero dieci anni per terminare la costruzione, ma nel 1662 scriveva Padre Girolamo Boschetti S. J.: “Questa chiesa ha campane senza campanile, solo per modo di provvisione accomodate in un muro, non essendo stato dal fondatore fatto né a ciò provveduto”.

Sette anni dopo la chiesa era solennemente consacrata (1584).

Per la costruzione della cappella di S. Ignazio al Gesù molti i fatti salienti, tra cui:

”1 ottobre 1695 - vi è una persona divota che dà ai Padri Gesuiti 10 mila doble d’elemosina per rifare la Cappella di S. Ignazio al Gesù, che però hora la fanno lavorare con gran fretta essendovi  per la medesima fabbrica  un  moltiplico di 70.000 scudi, et ne hanno posto fuori il modello per sentire li pareri di tutta Roma, et inoltre hanno fatto un congresso di Architetti per deliberare se in mezzo vi deve andare il quadro di detto Santo ovvero una statua del medesimo" (Ms. ott. 335g B.V.).

”14 aprile 1696 – Il Cavalier Fontana come architetto del duca di Parma, ha inhibito al padre (frate) Pozzo [4] il proseguimento della nuova cappella di S. Ignazio per aver patito la cupola da tanta scrostatura in quella muraglia, dove che li Gesuiti esclamano per tal rigore asserendolo inventato ad vindictam per non haver voluto approvare il suo disegno per detta Cappella” (Archivio Segreto Vaticano Fondo Borghese Serie II 446).

“28 luglio 1696 – Li PP. Gesuiti hanno fatto venire una gran quantità di pietre assai belle di Sicilia per foderarne la Chiesa del Gesù, la cui fabbrica della Cappella di S. Ignazio sempre più riesce sontuosa” (Ms. Ottobre 336/B.V.)

“3 novembre 1696 – Dovendosi fare il Capitolo Generale dei PP. Gesuiti ne compariscono molti di quei religiosi e particolarmente ne sono capitati assai da Germania, quali  hanno  portati molti regali di gioie e denari per finire la Chiesa”.

”10 novembre 1696 – É uscito alle stampe l’ingegnoso disegno del famoso altare che si fa al Gesù per S. Ignazio Loyola dell’architetto Cipriani”.

”10 ottobre 1699 – In occasione della festa di S. Francesco Borgia si è scoperta da PP. Gesuiti la famosa Cappella di Sant’Ignazio alla chiesa loro del Gesù” (Ms 789 Biblioteca Vittorio Emanuele).

”7 novembre 1699 Essendo uscita una scrittura dell’architetto Cipriani, che scuopre diversi errori nella magnifica opera de’ Gesuiti all’Altare di S. Ignazio, l’hanno ricoperta, per dar fine alle censure et aggiustarla”.

La statua del Santo [5] in oro e pietre preziose, contenuta nella cappella, si dovette fondere per il Trattato di Tolentino del 19 febbraio 1797 [6], per essere ricreata di stucco.

Alla chiesa del Gesù fanno  compagnia il  palazzo Cenci-Bolognetti [7]  di  Ferdinando Fuga (1699-1784) e quello degli Altieri, che fin dal sec. XI gareggiarono coi Colonna.

Iniziato dal cardinale camerlengo Gian Battista Altieri, morto nel 1654, fu terminato dal marchese Gaspare Paluzzi [8] che, nello sposare la nipote del Papa Clemente X (Emilio Altieri - 1670-1676), Laura Caterina Altieri, ne aveva preso il cognome, che altrimenti si sarebbe estinto per mancanza di maschi. Per farlo grande, così com’è oggi, furono abbattute molte case, e Pasquino ripeté quel che il popolo romano disse quando Nerone edificò la sua “Domus Aurea” e cioè: “Roma domus fiet. Vejos  migrate Quirites. Si non et Vejos occupat ista Domus”.

Il palazzo, sulla via del Plebiscito, ha una finestra ch’è in disaccordo con il disegno e la proporzione delle altre finestre: Essa rappresenta la fermezza di una vecchietta che,  proprietaria di una casetta, non volle cederla a nessun prezzo al Paluzzi-Altieri.

Informatone il Pontefice Zio, questi non volle imporsi alla vecchietta ed incorporò (così fuori sesto) la sua casa. Oggi il portoncino è scomparso ma è rimasta la finestra.

Altri palazzi, sulla piazza, erano quelli di Francesco Butio, di lato agli Altieri, del Peruzzi (1481-537), che vi mise sulla facciata tutti i cardinali allora viventi e le storie dei Cesari, con i busti degl’imperatori su mensole (demolito); di fronte 3 palazzi dei Petroni di cui il più antico, sull’angolo, eretto nel 1563; l’altro incontro al Gesù dei Celsi, che dettero poi il nome alla prossima strada dove terminava il palazzo.

C’è sulla Piazza del Gesù una leggenda romana che afferma che “un giorno il diavolo passeggiava per Roma in compagnia del Vento, giunti avanti alla Curia Generale dei Gesuiti, il diavolo disse al compagno di aspettarlo lì fuori, sulla Piazza, che sarebbe subito tornato. Il Vento sta lì, aspettando ancora.....”

La via del Gesù fu [9] sistemata nel 1545; c’è ancora all’altezza di Piazza della Pigna un portale quattrocentesco (al n.85).

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[1] )            Nel palazzo vi abitò l’ultimo cardinale degli Altieri che, insieme ai cardinali Della Genga e Vannicelli, furono nominati nel 1849 al governo di Roma. Pasquino scrisse: “ Non soltanto di fatti e di parole – oggi ragion si vuole – ma più contro il pensiero – farà il processo il triunvirato nero”.

[2] )            Quello spazio (la villa pubblica) cioè ch’era fra i Saepta suddetti a sud-est, l’emiciclo dell’Iseo a Nord, il portico di Meleagro ed il Divorum ad est. In alcuni edifici, che formavano la sua  decorazione interna, vi furono ospitati, in varie occasioni, gli ambasciatori esteri che venivano a Roma

[3] )            Il cardinale Farnese (1520-1589) fra il 1568 e il 1581 spese per la Chiesa oltre 70.000 scudi e fu lui, insieme a S. Francesco Borgia a scegliere il tipo di chiesa nuova e fu lui a rifiutare il disegno del Vignola, per la facciata, affidandolo poi a Giacomo della Porta.

[4] )            Vedi Studi Romani 1953 pag.160.

[5] )          Quando fu collocata, in alto, la figura del Padre Eterno, il popolo credette che Dio Padre restasse di “stucco” vedendosi sottoposte tutte quelle ricchezze in lapislazzuli (colonne, la nicchia dell’altare, il globo terraqueo retto da un angelo) marmi e argenti (la statua del santo dovuta fondere per il Trattato di Tolentino del 19 febbraio 1797, era in lamina d’argento).

[6] )            Trattato di Tolentino (19 febbraio 1797) - Fu discusso a Parigi dal cardinale Consalvi, inviatovi da Pio VI (Giovanni Angelo Braschi - 1775-1799), dopo che le trattative condotte a Roma si erano prolungate senza approdare a nulla. Fu questo il primo incontro del cardinale con Napoleone I che, invece di ricevere il Consalvi particolarmente, si fece trovare in mezzo ad un'assemblea in cui figuravano i tre Consoli, il Senato, i Tribunato, il Corpo Legislativo, i Dignitari di palazzo, i Ministri, i Generali e una folla di spettatori, in tutto oltre 2000 persone. Scrisse il cardinale: "Il favore del cielo mi assisté in modo che non mi smarrii, onde malgrado la sorpresa e la pubblicità della cosa (tutti gli occhi essendo rivolti sopra di me) e l'imponenza di quell'apparato, ebbi la fortuna di non mettere il piede in fallo e insieme di non dispiacere".
Ma, fallita la sorpresa, il Consalvi dové trattare per 21 giorni con l'abate Bernier che evidentemente aveva la consegna di ottenere la capitolazione per stanchezza. Vide due volte anche Napoleone, ma quando in casa del Bonaparte Giuseppe si venne alla firma, il cardinale trovò che il testo non era quello convenuto, ma uno dettato dal primo Console che riportava le cose al punto di partenza. Ma nonostante le minacce fattegli nella seduta, durante 19 ore e le furie di Napoleone, al quale il fratello aveva portato il controprogetto e che il Console fece in 1000 pezzi, pure dopo altre 3 ore di discussione, al ritorno di Giuseppe, le trattative furono interrotte. Ma la sera stessa del pranzo alle Tuileries, dopo una delle sue abituali sfuriate col cardinale, Napoleone autorizzò la ripresa dei negoziati, che questa volta finalmente riuscirono ad essere siglati, secondo quelle esigenze fondamentali che erano state così fermamente difese dal prelato romano.

[7] )            Una tradizione dice che in una delle sale del primo piano sia stato, dopo la decapitazione,  momentaneamente depositato il corpo di Beatrice Cenci. E nella seconda metà del ‘600, durante la celebrazione del matrimonio della Alfreducci con un Sampieri, nipote di un Cenci, il pavimento di questa sala precipitò, per la ressa degli invitati, nella sottostante stalla, ciò che dette modo ad un anonimo di dire: "Di gelati, confetti e ciambellette - Più saporite furono a quelle gole - Dei cavalli di Cenci le coppiette”.

[8] )            Figlio di D. Angelo Paluzzo degli Albertoni, le cui case furono demolite per la ricostruzione della chiesa di S. Maria in Monticelli nel 1659 (vedi Regola).

[9] )            Era prima chiamata strada dei Maddaleni.

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Lapidi, Edicole e Chiese :

- Chiesa del Gesù - Interno
- Chiesa del Gesù - Lapidi
- Piazza del Gesù
- Via del Gesù

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