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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via_Giovanni_Giolitti-Chiesa_di_S_Bibiana (44)

Su quella casa, presso la villa e il ninfeo di Licinio, nel vicus “Ursus Pileatus” (una statua di un orso col cappello, si conservava nell’orticello attiguo alla chiesa), si crede, sempre per tradizione, sia stata edificata (363) una chiesa (Titulus?) da Olimpina Flaviana, matrona cristiana del IV sec., parente di S. Bibiana.
Papa Simplicio (468-83) consacrò la chiesa nel 467.
Leone II (682-683) vi trasferì, dal cimitero di Generosa “ad Sextum Philippi” (Magliana),  i  corpi  dei  martiri  Simplicio,  Faustino  e  Viatrice. 
Onorio III (1216-27)  la ricostruì  (1224),  con  un  monastero  annesso, dedicato ai martiri  sepolti (11.266 – vedi lapide nel portico). Il monastero fu demolito nei rifacimenti di Urbano VIII.
Le monache Domenicane vi dimorano da quel momento fino al 1439, quando la chiesa fu legata alla Basilica Liberiana, che si faceva carico della sua manutenzione.
Tra i canonici maggiormente interessati alla conservazione della chiesa di Santa Bibiana, Domenico Fedini (1575-1629), fiorentino, canonico di Santa Maria Maggiore, uomo coltivato, dedito ai fatti d’arte.
Egli scrive: “non ha voluto Sua Santità che s’alteri questa forma vecchia della chiesa”.
Infatti Urbano VIII (Maffeo Barberini – 1623-1644) credeva, in un primo momento, che fosse meglio conservare l’aspetto primitivo della chiesa per attrarre meglio l’attenzione dei pellegrini, ma poi, si convinse che conveniva “nobilitare questa chiesa con una graziosa facciata e con un portico, ornamento di tutte le chiese antiche, e de’ tempij de’ Romani gentili ma molto convenevole à quella di Santa Bibiana, per essere fuori del commerzio, e senza alcuna habitazione”.
Nel 1624, Urbano VIII (Maffeo Barberini – 1623-1644) incaricò  il Bernini (1598-1680) (per lui il primo incarico in Roma) di rinnovarla totalmente e, in particolare, del rifacimento della facciata, dell´altare maggiore e degli affreschi nella navata  centrale, affidati ad Agostino Ciampelli (1565-1630), per il fregio destro e a Pietro da Cortona (1596-1669), per il fregio sinistro.
A lavori terminati, il canonico Fedini scrisse (1630) un libro (“Chiesa di Santa Balbina”), dedicato a Urbano VIII, nel quale descrisse i lavori di restauro della chiesa, mettendo in evidenza lo sforzo estremo nel recupero delle forme originali della chiesa, proprie della Controriforma.
Attualmente, la chiesa è officiata dai religiosi della Congregazione dei “Figli della Sacra Famiglia”, fondata da San Giuseppe Manyanet (1833-1901), nel 1864, in Catalogna (Spagna).

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