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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza San Silvestro in Capite (R.III – Colonna) (vi convergono: via di San Claudio, via delle Convertite, via della Mercede, via del Pozzetto, e limitata a sud da Piazza San Claudio)

Quasi a ridosso dell'arco che fu detto di Portogallo[1], esisteva un grande edificio romano di ignota destinazione e che alcuni vorrebbero identificare con i resti delle "Senaculum” istituito da Eliogabalo (218-22), per soddisfare le velleità legislative di sua madre Semianura, che intendeva, con altre matrone, dettare leggi sulla moda, sui ... flirt e sul contegno delle nobili dame, edificio che fu chiamato: "Senaculum semiamirianum".

I cataloghi regionali propongono il Tempio del Sole [2] nella VII regione (via Lata), subito a fianco dei "castra urbana" (presso S. Silvestro in Capite) e da un Cronografo dell'anno 354 è detto "in campo Agrippae". Mentre il Palladio (XVI sec.) colloca il tempio sull'alto del Quirinale, nell'angolo orientale della villa Colonna[3].
L'Hüelsen (XIX-XX sec.) l’identifica con quell'edificio che si stendeva dalla piazza San Claudio fino alla via Frattina e la forma e le decorazioni sembrano dargli ragione.
Il Lanciani invece, crede siano queste da attribuirsi ad alcune costruzioni degli "Horti Largiani" e del "Nynphaeum Iovis" eretti forse sotto Domiziano (81-96) ed il Palladio (1508-1580) chiama l'edificio "la basilica de Donmiciano" e "terme di Flavio Domitiano" il Giovannoli (XVII sec.).
Comunque il tempio del Sole fu costruito nel 273 da Aureliano, quando ritornò dall'oriente con la mente presa dalle idee e dai templi, che lo avevano impressionato nella città di Helipolis e di Palmira, da lui visitate.

Un portico, pure da lui edificato, era in relazione col tempio e come questo riccamente dotato di preziose opere d'arte e adornato di colonne tutte di marmo colorato, delle quali otto furono mandate nel XVI secolo a Costantinopoli ad abbellire la chiesa di Santa Sofia[4].

Nel convento di S. Silvestro sono stati scoperti cornici, colonne e capitelli di tardo lavoro imperiale, ma a nord di un secondo recinto, ne è stato trovato un terzo più piccolo, che arrivava fino alla via Borgognona, adibito alle dipendenze dello stesso culto e decorato con uguale lusso di marmi[5].

Certo, come è accertato da scavi, i ruderi del grande edificio servirono di fondamenta la chiesa di S. Silvestro, come pure servirono da materiale di costruzione.

Numerose le iscrizioni del "mithraeum", che esisteva sotto l'attuale palazzo Marignoli, e che era il più importante di Roma.
Costruito dal console Nonnio Vittore Olimpio, a tutte sue spese e senza il concorso dello Stato (Sumptus tuos nec Roma requirit!), funzionò fino al 377, quando cioè il "Prefettus Urbis” Gracco, col popolo e con armati, penetrò negli antri mitriaci in Roma e li distrusse.

Dice il "Liber Pontificalis" che Paolo I (757-67), dopo aver edificato nella propria casa un monastero, che nella parte superiore aveva un'oratorio (oraculum in superioribus quidem monasterii moenis aedificavit), completò la chiesa che suo fratello Stefano III (752-57) aveva cominciato a costruire (intra urbem est abbatia S.Silvestri inter duos hortos quam aedificare coepit Stephanus papa sed Paulus papa explevit).

Chiamata S. Silvestro[6] "inter duos hortos” o “cata Pauli” (dalla mescolanza di due voci, greca e latina, che alludeva alla vicinanza della casa di Paolo), cambiò in San Silvestro in Capite, quando, dalla vicina chiesa di San Giovannino in Capite, vi fu  trasportata la testa del prete Giovanni, martirizzato sotto Giuliano l'apostata (360-3) e sepolto sulla Salaria Vetere nel cimitero "ad Clivum Cucumeris” o “ ad septem Palumbas” (Palumbas diventò santa Palomba come sulla Portuense Santa Prassede fu Santa Passera e il cimitero “ad VII fratres” sulla Tiburtina fu detto "delle sette fratte").

Nella chiesa di S. Silvestro, oltre i corpi dei papi San Silvestro e Stefano e dei martiri fattivi trasportare dalle catacombe da Paolo I, vi si venera (ora non più) pure l'immagine del Redentore (ne resta un ricordo nel timpano dell’altare maggiore), immagine che, dopo la caduta di Costantinopoli (1453) in mano dei turchi, venne da Edessa[7] a Roma.
Si ricollega alla legenda di Algar di Edessa (4-50 d.C.) che avrebbe inviato un messo con una lettera per chiedere la sua guarigione a Cristo, e ne avrebbe ricevuto questo ritratto dal Salvatore stesso.

Il "Liber pontificalis" dice pure, che il tempio fu arricchito da Nicolò I (858-67). Innocenzo III (1198 o-216) restaurò la chiesa cadente e deserta.

Fin dall'anno 955 Agapito II (946-55) aveva riconfermato al convento, che aveva annesso anche un ospedale, il quale secondo il codice di Torino (1313-39) "habet unum servitorem”, il possesso della Colonna Antonina, ciò che fu confermato più tardi da Giovanni XII (955-64) e da ancora, nel 1119 sotto Callisto II, in una lapide ch’è oggi nel portico della chiesa in cui fra l'altro è scritto: maledicimus et vinculo - ligamus anathematis abbatem et  - monachos quoscumque Columpnam et ecclesiam - locare vel beneficio dare praesumpserit. - Si quis ex hominibus Columpnam - per violentiam a nostro monasterio - subtraxerit, perpetue maledictioni - sicuti sacrilegus et raptor et sanctarum - rerum invasor subiaceat et anathematis - vinculo perpetuo teneatur fiat...” .

Alla tutela immediata della colonna era la piccola chiesa di “Sant’Andrea de columpta, que circa eam sita est” e che era soggetta al monastero di S. Silvestro, che incassava l'ingresso pagato dai pellegrini, che desideravano visitare la colonna detta allora Antonina[8].
La chiesetta, che fu confermata possesso del convento suddetto con una bolla di Agapito II nel 955, fu demolita da Sisto V (1585-90) per la sistemazione della piazza, detta allora de' Cancellieri Del Bufalo che vi avevano il loro palazzo.

I monaci, prima greci poi benedettini, abitarono San Silvestro fino al 1277 e furono sostituiti da nobili ragazze della regola di Santa Chiara, raccolte dalla beata Margherita Colonna. Successero a lei nel XIV secolo nobili abbadesse, fra le quali, nel 1321, una chiamata Perna.

Riattata da Clemente VII (1523-34), in gran parte trasformata da Clemente XI (1700-21), conserva sempre il campanile del XIII secolo (1210).
Non ha più annesso il convento, trasformato ad uso della Posta e dei Telegrafi, dopo la soppressione degli ordini religiosi nel 1870.
La chiesa è ora officiata dai padri Pallottini inglesi. (Malvezzi 1877).

La Piazza[9], che una guida di Roma di oltre cent'anni fa, così segnalava: "la chiesa del nominato santo dà il nome a questa piazza molto vasta, perché si apre appunto innanzi ad essa e all’annesso monastero; quattro strade si partono dalla piazza, le quali vanno a seconda dei quattro venti cardinali" fu nel 1871 alterata nel suo aspetto.

Le mura austere del plurisecolare monastero, che da l'antichissima chiesa arrivava una volta fino alla chiesetta di San Giovanni in Capite, abbattuta per la costruzione dell'attuale via del Moretto, normale a via della Mercede, subirono una totale modifica.

La facciata, fitta di piccole finestre, diventò per i romani un "crostino da pasticciere" per il suo smerlettato prospetto con le bifore e l’aulica decorazione dei principi sabaudi. S’insediarono nell'edificio gli uffici della Presidenza del Consiglio e del Ministero degli Interni e, quando emigrarono a palazzo Braschi, furono sostituiti dal Ministero dei Lavori Pubblici e quindi dalle Reali Poste, provenienti dal palazzo Wedekind, in piazza Colonna.[10]

Il 21 aprile 1886[11] fu posta, nel centro della piazza di San Silvestro, la statua di Pietro Metastasio [12](Trapassi 1698-1782), collocamento approvato da Pasquino perché riconobbe il Poeta cesareo "uomo di lettere e di vaglia".

Dietro le spalle, aveva quel diaframma di case, demolito nel 1940, (il monumento era però già emigrato in piazza della Chiesa Nuova), che divideva Piazza San Silvestro da Piazza S. Claudio riunite solo dallo stretto vicolo di San Silvestro lungo il palazzo Marignoli nel lato posteriore. Anche le case, che fronteggiavano in fondo al diaframma, e in angolo con via del  Pozzetto, furono abbattute e venne costruito, sul disegno di Clemente Busiri Vici, il palazzo dell'Acqua Marcia.

Ora si sta demolendo l'edificio d'angolo con la via della Mercede, per costruirvi la sede dell'Italcable[13], con la riserva di isolare, nella via del Gambero, il campanile di San Silvestro, una delle più tipiche  e belle  torri campanarie  del XIII secolo (1210), oggi coperto in gran parte dall'edificio che fa angolo sulla detta via.


[1] )            Attribuito a Marco Aurelio (161-180), arco che fu poi demolito (1665) da Alessandro VII. Lapide all'angolo Via del Corso-via della Vite. Vedi Piazza e Via di San Lorenzo in Lucina (Colonna).

[2] )            Altro presso il Circo Massimo. In occasione della scoperta di una pretesa congiura contro Nerone, dice Tacito nel XV libro-74: "Furono allora decretate offerte votive e grazie agli dei, ed un particolare onore fu tributato al Sole, il cui antico tempio sta appresso il circo...". Altro tempio del Sole, secondo il Fauno (XVI sec.) esisteva alla Trinità dei Monti.

[3] )            Regione VI - Alta Semita, forse era il tempio di Serapide.

[4] )            La cattedrale di Santa Sofia fu costruita dal 23 febbraio del 532 al 26 dicembre del 537. La cupola della cattedrale cadde in seguito ad un terremoto del 558 e Giustiniano ne ordinò la ricostruzione nel 562. I costruttori della cattedrale furono gli architetti: Isidoro da Mileto e Antemio di Eralle, alunni di Eutocio che imitò alcune opere meccaniche di Archimede e le coniche di Apollonio, dai due architetti pubblicate. Inoltre Isidoro commentò l'opera di Erone sulle volte, e Antemio scrisse sulle macchine.

[5] )            Recentemente, in via della Vite, sono stati recuperati, ed immessi nelle raccolte comunali, due frammenti di colonne di granito orientale ed una colonna binata della stessa pietra, evidentemente angolare. Integra ed alta 4,70 m. Essa era già stata vista e lasciata in loco in un precedente scavo, descritto dall'Huelsen, nel 1895, sul bollettino della Comm. Arch. Comunale.

[6] )            Presso la chiesa sarebbero stati i "castra urbana”. Gli “urbaniciani” o “cohortes urbanae”; erano una specie di guardia di città, che durante l'impero fu assimilata ai pretoriani, aveva la sorveglianza dei cittadini e del traffico. Era coadiuvata dai pubblici araldi (praecones) che sotto Tiberio ebbero la caserma in comune con i pretoriani. Aureliano invece costruì per loro nel Campo di Agrippa, presso il tempio del Sole, una nuova caserma (castra nova).

[7] )            Città della Macedonia.

[8] )            É via della Colonna Antonina oggi la strada che da piazza Montecitorio va a Piazza Colonna, che ha sulla destra quella specie di grattacielo settecentesco già dei De’ Cinque ed oggi Lazzaroni ed ha un'entrata secondaria in Piazza di Pietra. Vi abitò Carlo Sallustri (Trilussa 1871-1950), con la vedova madre, dal 1874 al 1895. Abitavano al quinto piano e lei faceva la sarta. Trilussa morì il 21 dicembre, dopo che con decreto del 21 dicembre era stato nominato senatore, nello stesso anno. Fu anche Arcade col nome di Tibrindo Plateo. Vedi “Piazza Colonna” (Colonna)

[9] )            A piazza San Silvestro, l'uso di stendere panni di bucato si protrasse sino all'anno 1778, invadendo anche le strade verso il Corso. Alle mura del monastero di S. Silvestro si vedevano ganci e ferri per sostenere le corde e Innocenzo XI (1676-89) fece levare, dai birri, dalla biancheria che si stava asciugando, tutte le camice di donna con maniche corte e basse di petto.

[10] )           Primi francobolli a Roma – 30 novembre 1851 – Oggi con un editto del Segretario di Stato si annunzia che va ad introdursi l’uso facoltativo dei cosidetti francobolli che terranno luogo del programma del porto delle lettere per lo Stato. (Diario Chigi).

[11] )           Fu in questa occasione che la banda comunale di Roma, diretta dal celebre maestro Alessandro Vessella, dette il suo primo concerto pubblico.

[12] )           Al n.35, il " gennaio 1698, nacque Pietro Metastasio (Trapassi) e fu battezzato il 9 seguente in San Lorenzo e Damaso (Piazza della Cancelleria).

[13] )           Via del Moretto.

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Lapidi, Edicole e Chiese nella piazza:

- Chiesa di San Silvestro in Capite

- Lapidi

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