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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza_di_Montecitorio-Parlamento (2)

Il palazzo passò, in seguito, in proprietà del cardinale Giulio Antonio Santori (1532-1602), poi dei padri Somaschi di San Biagio (chiesetta del XII secolo che aveva la facciata su via della Missione, venne demolita tra il 1695 e il 1703 per la costruzione della “Curia Innocenziana”), quindi al cardinale Luigi Capponi (1583-1659), il quale lo vendette, nel 1653, al principe Nicolò Ludovisi (1610-1664), nipote di Gregorio XV (Alessandro Ludovisi – 1621-1623).
Nel 1644, Nicolò Ludovisi, senza prole dai due matrimoni precedenti [nel 1622, con Isabella Gesualdo (1611-1629) e nel 1633, Polissena Mendoza Appiani d’Aragona (+1642)], sposò Costanza Pamphili (1627-1665), nipote di papa Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphili – 1644-1655).
In occasione di queste nozze, con l’acquisto di alcune case confinanti, i Ludovisi-Pamphili, incaricarono l’architetto
Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) di costruire un palazzo degno della famiglia.
Con la morte di Innocenzo X (+1655), i lavori si arrestarono e rimasero incompiuti.
Nel 1665, alla morte della madre Costanza (il padre Nicolò era morto l’anno precedente) i figli, Giovanni Battista (1647-1699), Lavinia (1659-1682) e Olimpia (1663-1733), ereditarono il palazzo incompiuto che nella ripartizione dei beni rivenne, in fine, a Giovanni Battista, dopo la morte della sorella Lavinia, nel 1682.
Nel 1694, il palazzo incompiuto fu acquistato dalla Camera Apostolica, che lo aveva destinato ad ospizio apostolico, facendone una “Fabrica fruttevole per sovvenimento de' Poveri”, ma Innocenzo XII (Antonio Pignatelli – 1691-1700), consigliato dall’architetto Carlo Fontana (1638-1714) si convinse, in fine, a farne un grande edificio per i Tribunali Pontifici.
Carlo Fontana proseguì i lavori, seguendo le tracce del progetto di Lorenzo Bernini, suo maestro, coadiuvato da Mattia de Rossi (1637-1695), aggiungendo il triplice ingresso, il campanile sulla facciata ed il cortile porticato che ospiterà, come si vedrà più oltre, la prima aula parlamentare detta, dal suo autore, “Aula Comotto”.
I lavori terminarono e la curia fu inaugurata nel 1696.
Nel 1871, il nuovo stato italiano individuò nel palazzo di Innocenzo X la sede più adatta per il suo parlamento e fece realizzare rapidamente un’aula parlamentare, in legno, nel cortile innocenziano.
Paolo Comotto (1824-1897), capo servizio del Genio Civile dell’Urbe, piemontese di nascita, fu incaricato dell’opera che portò rapidamente a termine nel novembre del 1871.
Presto furono avvertiti i difetti più evidenti dell’opera, calda d’estate e troppo fredda d’inverno, tanto da meritare il soprannome di “Baraccone” (anche per gli scricchiolii dovuti alla struttura in legno).
Furono adottate soluzioni alternative temporanee con l’adattamento dell’aula, in spazzi più ridotti, nella, così detta, “Sala della Maggioranza” ed in altra sala, in attesa di un progetto definitivo di adattamento del palazzo antico a parlamento compiuto.
Fu questo il compito (1904) dell’architetto Ernesto Basile (1857-1932) cui fu affidato l’ampliamento del palazzo (lato piazza del Parlamento), per la cui realizzazione furono necessari vasti espropri come le case Lancellotti, le scuderie del Principe Chigi, le case Ciccotti, Corsi, Cagiati e Giorgi.
L’inaugurazione dell’opera compiuta, nel 1919 fu marcata da una prima seduta “Reale” che avvenne nell’aula parlamentare, realizzata nella parte nuova del palazzo.

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