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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza di Montecitorio (R. III – Colonna) (vi convergono: via della Colonna Antonina, via della Guglia, via degli Uffici del Vicario, via della Missione)

Altura artificiale, il cui nome si fa derivare dal posto in cui il “praeconium[1] citava singolarmente le centurie o le tribù per entrare nei “Septa”. (“Citatorius a citandis tribubus; acceptorius ab acceptandis suffragiis, septorium a proximis Septis” - Fulvio Orsino, 1694, p. 1).

Al tempo di Urbano III (Uberto Crivelli  - 1185-1187) era chiamato "Monte Accettatorio", e vi era una fortezza dei Colonna, dalla parte di Piazza Capranica, le cui tracce furono rinvenute nella costruzione del palazzo omonimo.
Sotto Martino V (Oddone Colonna - 1417-1431) si disse: “Mons acceptabilis” ed altra spiegazione sarebbe quella dell’anfiteatro di Statilio Tauro [2], le cui rovine avrebbero creato il Monte di Tauro o Toro, che sarebbe venuto per corruzione “Acceptatorius” o “Acceptorius”.[3]

Cominciato a costruire il palazzo, dal Bernini, nel 1650, per incarico di Innocenzo X (Giovanni Battista Pamphili - 1644-1655), che voleva creare una reggia per i nepoti Nicola Ludovisi, sposo di Costanza Pamphili, e dell’ex cardinale Camillo Pamphili, sposo di Olimpia Aldobrandini principessa di Rossano, la costruzione fu interrotta  per la morte del pontefice (1655).

Rimasto un rudere inutile, ma dal quale i Pamphili volevano ritrarre una grossa somma, Innocenzo XII (Antonio Pignatelli - 1691-1700) pensò di costruirvi un ospizio [4] dei poveri, ed è per questo che oggi, sopra il lato sinistro della facciata, a illustrazione del Parlamento della Repubblica, sono scolpite due tabelle con busto del Salvatore ed epigrafe: "Hospitii Apostolici Pauperum Invalidorum"[5].

Ma il pontefice sollecitato dagli avvocati della Curia Romana, privi di un palazzo di giustizia, stabilì che nell’edificio fossero accolti i tribunali e che ai poveri andasse una tassa che sarebbe stata corrisposta dagli avvocati stessi.

Il palazzo, portato a termine dall’architetto Carlo Fontana (1634-1714) e poi completato  da Mattia de Rossi (1637-1675), servì anche per l’estrazione del lotto [6].

Si legge nel diario del 17 febbraio 1790: “Giovedì mattina, sopra la solita loggia di Montecitorio fu fatta l'estrazione di questo pubblico lotto [7]; in essa sortirono i numeri: 71; 58; 19; 5; 1;”.

Quello però che non soddisfece il pontefice (Innocenzo XII) fu il campanile.
Dice appunto un diario del 17 aprile 1694: “Fu con gran solennità benedetta la campana nel cortile di Montecitorio dal Vicereggente; il giorno appresso fu innalzata e suonata con grande allegrezza del popolo. Sua Santità è però in collera  col cavaliere  Fontana,  e  questo  per  avere fatto  il  campanile  meschino [8]”.
Sulla campana è scritto: “Diligite iustitiam qui indicatis terram[9] (amate la giustizia, voi che siete giudici in terra).

E per l'orologio: “Il nostro Signore per fare l'orologio a Montecitorio, ha fatto venire da Napoli un gesuita peritissimo a far orologi di macina, et ha ordinato si fondino alcuni pezzi di cannone per fare le campane” (17 aprile 1694).

Clemente XI (Giovanni Francesco Albani - 1700-1721), nel 1704, fece alzare la colonna, trovata in via della Missione, sulla Piazza. La colonna, certamente dedicata ad Antonino Pio, fu alzata, provocando molti incidenti,
La colonna, sembra si rompesse in tre pezzi, durante i lavori, e Pasquino sentenziò:

 “Unum et trinum”.

 Ma la piazza restò incompiuta, ed il progetto del Fontana, per attuare il quale era stato abbattuto un fienile dei Baldini, dov'è ora l'albergo Milano [9bis], non fu attuato e solo nel 1733 Clemente XII (Lorenzo Corsini - 1730-1740) aprì la strada ideata dal Fontana, ma invece di raggiungere la Piazza della Minerva, da dove in un secondo tempo avrebbe proseguito per Piazza del Gesù, si arrestò a pochi metri dall’abside di Santa Maria in Aquiro.

Pio VI (Giovanni Angelo Braschi - 1775-1799) ornò poi la piazza con l'obelisco di Psammetico II [10], che era servito da gnomone all’orologio solare di Augusto, e per ricordarne in certo qual modo l’uso, pose un globo di bronzo sulla cima, perforandolo nel suo centro in modo che a mezzogiorno, l’ombra del globo proiettata sul lastricato, abbia nel centro un punto luminoso.[11]

Quanto alla scelta del palazzo di Montecitorio a sede della Camera dei Deputati, essa è dovuta all’apparizione di un astro luminoso [12] nel cielo di Roma. L'onorevole Mardini, vice presidente della Camera, venuto da Firenze a Roma per la scelta della sede del Parlamento, così scriveva il 27 novembre 1871: “un caso singolarissimo è avvenuto con l'apparizione in pieno giorno di una risplendente stella sul palazzo di Montecitorio”.
Tutti correvano a vederla, e fu chiamata “lo stellone del Toscanelli”, deputato di Pontedera, che aveva asserito, che, per la patria, vegliava “lo stellone”.
Da questo la frase comune: “lo stellone d'Italia”.[13]

Sopra il portone del palazzo (Ludovisi) al numero 115 una lapide con iscrizione latina ricorda la sistemazione della località, sotto Clemente XII nel 1755.

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[1] )            Banditore.

[2] )            L. Statilio Tauro costruì, nel 29 a.Ch., un piccolo anfiteatro nel Campo Marzio, ma di incerta ubicazione. Dione Cassio afferma che Nerone ne parlava con ironia e che perciò ne edificò un altro nella regione dei Saepta: "ad Saepta et Neronis". Progettato da Caligola fu eretto da Nerone nel 57 d.C.: "in regione Campi Martii o apud Campum Martis" (Tacito libro XII-31).

[3] )            Nell’area occupata adesso dall’aula parlamentare fu, nel Medio Evo, la chiesa di “S. Biagio de Monte” o  “de Hortis” (dagli orti che, nell’età di mezzo, coprivano il “Monte Acceptorum o Citatorius”). Innanzi alla chiesolina, che fu demolita nel 1695, era situato il palazzo del cardinale Capponi (appartenuto precedentemente al cardinale Gaddi).

[4] )            14 febbraio 1694 – "Per compiere sollecitamente la fabbrica del palazzo di Montecitorio si procurano da tutte le parti li materiali necessari, e perché non manchino, si mandano gli sbirri alle porte della Città acciòcché nel introdursi de medesimi materiali obblighino li carrettieri a condurli al suddetto palazzo, dal che deriva la sospensione delle fabbriche particolari, che si fanno in questa Città, onde si sentono giornalmente non poche mormorazioni". (M.787, Biblioteca Vittorio Emanuele). 

[5] )            "3 luglio 1694. Si trasferì domenica Sua Santità dal Quirinale al Vaticano, havendo visitato nel passare il palazzo Ludovisio, comprato da Sua Beatitudine per accrescere le rendite dell'ospizio dei Poveri di San Giovanni Laterano a benefitio dei quali si è già cominciata la fabbrica per ridurre detto palazzo in stato di potersi affittare per l'uso delle Dogane di terra et altro, che potrà essere praticabile (Ms.787 Biblioteca Vittorio Emanuele). Infatti, precedentemente, in data 5 giugno si è stipulata la compra del palazzo Ludovisi, che fece il Papa per soli 30.000 di scudi a nome e con il denaro dell'Ospizio Laterano col pensiero di far  ivi la dogana, non avendo pagato nemmeno li ferri, mentre il solo sito costò 80.000 scudi, e ora viene ancor proposto di mettervi tutti li Notari, e tribunali dell'Auditore della Camera che è facile riesca" (idem)

[6])             Il gioco del lotto, introdotto sotto Clemente XII (1730-1740), si estraeva due volte al mese e rendeva un milione l'anno.

[7] )            Quel lotto che ebbe origine a Genova nel 1576 e perciò chiamato "Gioco di Genova" o “Gioco del Seminario". Abbinava allora la vincita, ai fatti più importanti della vita locale o... internazionale, ma in un piccolo "scagno", sito nel quartiere degli affari di Sotto Ripa, un semplice computista, ideò le prime combinazioni coi numeri. Furono così sostituite all'avvenimenti da un indovinare le previsioni dei numeri.
Il primo ad adottare ufficialmente il Lotto fu il Governo Pontificio che ne devolse gli utili alla beneficenza. Anche a Piazza Navona, nel Palazzo Doria, al principio del XVIII secolo, vi fu praticata l'estrazione del Lotto. Nel 1646 seguì il Piemonte, nel 1650 Venezia. Il 1665 lo vide diffondersi a Milano, ma non vi ebbe la sanzione ufficiale che nel 1702. Abolito in un secondo tempo nella Magna Repubblica di San Marino ed in Inghilterra, si affermò invece in Spagna (1763), Portogallo (1783), Paesi Bassi (1786), Austria (1813) e negli Stati Uniti e nell'America meridionale (1696).
Oggi, nonostante il "Totocalcio" le città che danno un maggior gettito dell'otto alle casse dello Stato sono nell'ordine: Napoli, Livorno, Porto Maurizio, Palermo, Genova, Venezia, Salerno, Roma e Caserta.
“17 settembre 1703 – (diario Valena): “non essendosi ritrovato pe il lotto maggior numero di bollettini che di 9323, essendosi anche ridotto il numero dei premi alla proporzione dei medesimi, è stato incominciato a cavare nel cortile del palazzo Pamphilio, in piazza Navona, sotto il portico doppio di detto palazzo, che divide gli due cortili, che era formato un palco sopra il quale era il giudice del Lotto. Alla sua diritta era un tavolino con notaro, e di qua e di là due urne, in una delle quali erano i bollettini bianchi, corrispondenti nel numero degli altri, tra i quali v’erano quelli dei premi. Cavavano gli bollettini due putti. Assistevano, mentre si calava il lotto, sei soldati di Castello”.
(1746)  "Giovedì mattina 15 del mese di settembre alle ore 16:00 si farà l'estrazione nella loggia del palazzo di Montecitorio. Pertanto si avvisano tanto i prenditori quanto li signori dilettanti, che si osserverà rigorosamente quanto si è prescritto, e cioè che gli imprenditori debbono terminare di ricevere  le  giocate  fino al mercoledì del giorno 14”.  (Bandi  Collezione  Casanatese,  volume  47, n.182).

[8] )            14 gennaio 1696 – "N.S. ha ordinato si rifaccia la campana maggiore del palazzo di Montecitorio, dal medesimo gobbo che ha fatto le due inferiori, siccome quella dell'orologio del Collegio Romano".  15 settembre 1696 – "Si è data l'acqua alla vaga nuova fontana alzata nel cortile di palazzo Montecitorio" (biblioteca Vittorio Emanuele manoscritto 789).

[9] )            Campana di Montecitorio- Crepatasi la campana nel 1837, fu di nuovo fusa e rimessa a posto il 21 marzo 1839: "Giovedì 21 - questa mattina è seguito l'innalzamento della nuova campana, il cui peso, per quanto si dice, ascende ad 8.000 e qualche centinaio di libre. Prima di innalzarla è stata benedetta solennemente da Monsignor Pialti Vicegerente al quale effetto è stato eretto un altare addossato alla guglia della Piazza, ricoperto di tende e parati. L’elevazione si è fatta in 25 minuti circa di tempo, non compreso l'adattamento del campanile con l'opera di tre argani collocati nel cortile del palazzo e serviti dai forzati" (Chigi).

[9bis]           Ora Colonna Palace al n.11 della piazza.

[10] )           Psemmetico II (II sec. a.C.) lo aveva collocato nel Tempio di Heliopolis. Augusto nel 10 a.C. lo portò a Roma per posizionarlo nel Circo Massimo.

[11] )           Gli uffici postali, che prima facevano capolinea presso le sedi delle rispettive “nazioni” di destinazione (ed erano, appunto, detti “delle nazioni”), si concentrarono, nel 1853, in via della Dogana Vecchia, presso l'Ufficio Postale Pontificio, e quando (1860) questo si trasferì in Piazza Montecitorio, le diligenze stazionarono dove la Piazza fa quell’angolo determinato dal retro del palazzo Wedekind. Il Palazzo Wedekind è detto, pure, “di Vejo”, perché le colonne del portico provengano da Vejo, come iscritto nel fregio (Vedi Piazza Colonna - Colonna).

[12])            Di un altro astro su Roma parla il manoscritto Barberini n.6381 in Biblioteca Vaticana, in data 4 aprile 1616: “ La cometa vistasi lunedì sera con una lunga coda tra S. Pietro e castel Sant'Angelo, le campane di Chiozza che hanno suonato da sé, e lì due travi di fuoco apparsi in Bordeos, aveva fatto fare dei gran lunarii a gli astrologi di questa Città”.

[13] )           A servizio del nuovo parlamento, un friggitore si trovava sotto l'obelisco di Montecitorio.

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Lapidi, Edicole e Chiese nella piazza:

- Piazza di Montecitorio

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