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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Piazza Colonna (R. III – Colonna) (vi convergono: via dell'Impresa, via della Colonna Antonina, via dei Bergamaschi ed è limitata ad est da via del Corso)

Il nome della piazza deriva da quella colonna coclide di Marco Aurelio  alla quale  Sisto V  (Felice Peretti - 1585-1590) sovrappose la statua di S. Paolo scrivendo sulla base: “Ora sono trionfale e sacra perché porto il discepolo veramente pio di Cristo, il quale, predicando la croce, trionfò dei Romani e dei Barbari”.

Quella parte del Campo Marzio, opposta a quella in cui Agrippa aveva eretto le terme, il Pantheon ecc., fu detta Campus Agrippae.
Al di là della Flaminia, circa l’odierna Piazza Colonna, Agrippa provvide a dare un’assetto monumentale anche a quella zona che l’acqua Sallustiana, che non trovava un regolare sfogo verso il Tevere, aveva impantanato.
Sollevò, sopra una serpeggiante linea d’archi [1] lo speco dell’acqua Vergine, limite verso levante del vasto Campo da lui ridotto a palestra e giardino, dopo aver incondottata la Sallustiana che, sotterranea, scorre anche oggi.

Gli scavi per la costruzione della Galleria Colonna, hanno localizzato il portico da lui (Agrippa) innalzato ai margini della Flaminia.
Il Porticus, aveva inizio al margine nord del suddetto edificio e si estendeva sotto la via del Tritone e il palazzo della Rinascente [2], con i suoi grandi pilastri di travertino.
Fu dedicato da Augusto nel 7 a.Ch. a Marco Vipsiano Agrippa , insieme con un altro edificio denominato "Porticus Pallae", dal nome della sorella di Agrippa, edificio che doveva rappresentare la prima parte del Porticus Vipsania [3].

Colonna di Marco Aurelio - La  colonna  di  Marco Aurelio fu eretta poco dopo la morte dell’imperatore (180) [4] e si elevava nel mezzo di una corte circolare formata da portici (metri 2,92).
Dagli scavi archeologici è stata accertata la presenza e la collocazione dell’altra colonna, quella di Antonino Pio (138-61), e dell’utrinum [5] degli Antonini, dove vennero cremati i membri di quella famiglia.
I suoi frammenti, ai primi del XVIII sec., furono scoperti nel giardino della Casa della Missione [6] e la base fa da piede alla Pigna in Vaticano [7].

La colonna di Marco Aurelio colla statua dell’imperatore e di sua moglie Faustina, era contornata da superbi portici dei quali i principali erano quelli “Vipsania[8] e degli Argonauti.
Del tempio non ne abbiamo traccia. Gli fu dedicato dal Senato, che istituì pure speciali sacerdoti, sodali e flamini chiamati Antoniniani [9].
Per quanto si presuma che, come il Tempio di Traiano, possa essere stato nei pressi della sua colonna, e quindi o sotto il Palazzo Chigi o sotto quello che fu dei Wedekind, oggi del tempio nulla è stato ritrovato neppure il più piccolo avanzo.

A tutela immediata della colonna era la piccola chiesa di “S. Sant’Andrea de Columna, "que circa eam sita est” e che era soggetta al monastero di S. Silvestro, che incassava l’ingresso pagato dai pellegrini che desideravano visitare la colonna detta allora Antonina [10].
La chiesetta che aveva annesso anche un ospedale (il quale secondo il codice di Torino (1313-1339) "habet unum servitorem”), fu confermata possesso del convento suddetto con una bolla di Agapito II nel 955, fu demolita da Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590) per la sistemazione della piazza, detta allora de' Cancellieri-Del Bufalo che vi avevano il loro palazzo.

Il possesso della colonna fu confermato più tardi da Giovanni XII (Ottaviano dei Conti di Tuscolo - 955-964), ed ancora, nel 1119 sotto Callisto II (Gui de Bourgogne - 1119-1124), in una lapide ch’è oggi nel portico di San Silvestro in Capite in cui fra l'altro è scritto: "maledicimus et vinculo - ligamus anathematis abbatem et  - monachos quicumque Columpnam et ecclesiam -  locare vel beneficio dare praesumpserit. - Si quis ex hominibus Columpnam - per violentiam a nostro monasterio - subtraxerit, perpetue maledictioni - sicuti sacrilegus et raptor et sanctarum - rerum invasor subiaceat et anathematis - vinculo perpetuo teneatur. Fiat...” .

Palazzo Wedekind - Alla fine del ‘600, Innocenzo XII (Antonio Pignatelli - 1691-1700) aveva fatto costruire un edificio sulla piazza che donò all’Ospizio di San Michele (vedi via di San Mchele - Trastevere) e che fu poi residenza del monsignor Vicegerente di Roma.
L’edificio fu progettato da Giuseppe Valadier (1762-1839) e, restaurato nel 1838, ebbe aggiunto un portico formato con 12 colonne scavate a Vejo.
Nel 1879 il banchiere Wedekind (successori poi Noeremberg e mio suocero, Alessandro Pizzi) acquistò il fabbricato ma lo fece ricostruire dall’architetto Gargolli, così com’è adesso.
Il portico ospitò gli uffici postali pontifici ed anche un distaccamento di zuavi francesi.
Si racconta che il 15 agosto 1868, per festeggiare il loro imperatore, si fecero sotto il portico fasci di armi, e la sera introdussero candele accese dentro le canne dei fucili esposti. Naturalmente Pasquino disse la sua:

”Mira di Francia i Don Chisciotti alteri
Che per mostrarsi veri sacrestani,
Convertirono l’armi in candelieri.

E due anni dopo a quei soldati che non erano nelle sue simpatie, regalò i versi:

”La nazione ciarlatana
Vincitrice di Mentana
Non appena fu sul Reno
Se n’è venuta meno.

Palazzo Ferraioli - Di fronte al palazzo Chigi, all’angolo col Corso, vi è il palazzo Ferraioli, sull’area dell’antica dimora dei Del Bufalo e dei Cancellieri, architettata alla guelfa, con torre a fianco che dava su una piazzetta, detta perciò dei Cancellieri, ch’era limitata dalla chiesetta di S. Andrea de Columna che si trovava vicino alla colonna coclide di Marco Aurelio.
Il palazzo fu poi dei Niccolini ed altri ed in ultimo dei Ferraioli.
Riedificato da Giacomo della Porta (1539-1602) e  riattato da Francesco Peparelli, dov’è ora Singer [11], ebbe affittuario il Caffè del Giglio [12] che fu, nel 1849, il ritrovo dei liberali.

Chiesa di SantaMaria della Pietà - A fianco del palazzo Ferraioli, la chiesuola già chiamata di S. Maria della Pietà, perché unita alla casa che fa angolo con via dei Bergamaschi, adibita ad ospedale.
L’ospedale, detto dei pazzerelli, fu fondato l’anno 1548 da D. Fernando Ruiz [13] e durò fino a che Benedetto XIII (Pietro Francesco Orsini - 1724-1730) non fece edificare l’altro più grande, vicino alla porta di S. Spirito, all’inizio della via della Longara (Trastevere).

La fronte della chiesuola non era allora sulla piazza attuale [14], ma su quella di Pietra. Fu, dopo la ricostruzione, effettuatane dalla compagnia de’ Bergamaschi, che da San Macuto, per concessione del suddetto Pontefice, s’era trasferita a S. Maria della Pietà, che la chiesa, diversamente orientata, si chiamò col nome dei SS. Vincenzo, Alessandro e Bartolomeo e che adesso, pur conservando l’antica immagine mariana, è conosciuta come S. Alessandro.

Palazzo Chigi - L’altro palazzo, quello dei Chigi [15], fu cominciato a costruire nel 1562 dagli Aldobrandini sull’area risultata  dalla demolizione di casupole e botteghe, occupate dai "Ferrari della Colonna" che lavoravano i cerchi delle caldaie per il Palazzo Apostolico ed altri dicasteri.
Nella costruzione andò pure demolita [16] la chiesetta di San Paolo della Colonna che, distrutta da un incendio nel 1617, era stata riedificata a cura del cardinale Aldobrandini, ma, dopo poco, i Barnabiti che l'officiavano dovettero trasferirsi a San Biagio dell’Anello [17], perché, nel compimento del palazzo, il tempio dovette essere abbattuto [18].
Giacomo Della Porta (1532-1602), Carlo Maderno (1556-1629), Vincenzo Della Greca (vivente nel 1650) concorsero alla costruzione ed all’abbellimento dell’edificio, che fu compiuto nel 1630.
Alessandro VII (Fabio Chigi - 1655-1667), nel 1659, l’acquistò per la sua famiglia [19] da Donna Olimpia Aldobrandini Pamphili per 41.314 scudi [20].
Delle opere d’arte, che arricchirono la dimora dei Chigi, poco è rimasto e così della biblioteca, composta di oltre 3000 volumi e 3000 manoscritti, ceduti a quella Vaticana.

Nel 1917 lo Stato Italiano acquistò dai Chigi il palazzo che fu adibito a Ministero degli Esteri, sfrattando così l'ambasciata Austriaca che l’occupava prima della guerra 1915-1918, a disperazione dei prefetti e questori di Roma che non riuscivano a salvare dai fischi e da qualche lancio, il diplomatico che vi abitava.

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[1] )           Furono poi sostituiti da Claudio (41-54) con altri più robusti. Nel cortile del palazzo del Nazareno (collegio) al n.14, ma specialmente nella via, si vedono gli avanzi delle imponenti arcuazioni dell'acqua Vergine.

[2] )           Dov’era via Cacciabove. (Vedi via del Tritone - Trevi)

[3] )           Alcuni ritengono che anche il "Porticus Europae" (da una pittura o da un gruppo di Europa sul toro) sia da riconoscere nello stesso edificio, mentre altri lo identificano in una parte di quei giardini che, coperta da portici, offriva, fra i "tepida buxeta" e i "laureta", dei viali, per ritrovo e diletto.
Gli scavi fecero pure ritrovare un gruppo di insule del I e II secolo dell’Impero con restauri del IV, e, sempre sotto la Galleria, fra questi edifici, anche alcune strade.
Queste, condotte a squadro con la via Lata, imboccavano verso il sud il "vicus Caprarius"  o  "Capralicus" (via dei Lucchesi) in cui sorgeva la "aedicula Capraria".

[4] )           Fu cominciata subito dopo il ritorno dell’imperatore dalle guerre contro i Sarmati e i Marcomanni (173-176) per voto del Senato e del popolo. Fu terminata solo nel 193 e fu creato un “procurator columnae centenariae divorum Marci et Faustinae” che abitava in una casa appositamente costruita presso la colonna stessa.

[5] )           Crematorio

[6] )           Questa casa , che appartiene alla congregazione de' sacerdoti della Missione, fondata da S. Vincenzo de' Paoli, fu eretta nel 1642, da Maria di Vignarod , duchessa d'Aiquillon. I sacerdoti per loro istituto, fanno le missioni ne' paesi dello stato pontificio, e danno ai chierici secolari, che devonsi promovere agli ordini sacri, pii esercizj, onde meglio apprendano la perfezione de' costumi , e la liturgia. La chiesa nell' interno della medesima casa , è dedicata alla santissima Trinità. Essa fu riedificata nel 1741, mediante la beneficenza del card. Giacomo Lanfredini, con architettura del superiore della casa medesima, di nome della Torre. Li quadri delle cappelle sono di Mr. Vien, Giuseppe Bottani , Sebastiano Conca, Milani, Monosilio , e Pietro Perotti. Nel giardino annesso alla suddetta casa, nel 1705, fu trovata sotterra la colonna, della quale abbiamo già fatta menzione, che M. Aurelio e L. Vero eressero in onore d'Antonino Pio, loro padre adottivo, Essa era di granito rosso, ed avea il piedestallo di marmo bianco, ornato di altorilievi rappresentanti decursioni militari, e l'apoteosi di Antonino e Faustina , colla epigrafe:

DIVO . ANTONINO . AVGVSTO . PIO
ANTONINUS . AVGVSTVS . ET
VERVS . AVGVSTVS . FILII

La colonna avea palmi 63 di lunghezza e 25 di circonferenza : siccome rimase molto danneggiata da un incendio , è servita per ristaurare gli obelischi, eretti dal pontefice Pio VI. Il piedestallo , che da Benedetto XIV era stato innalzato sulla piazza di Monte Citorio, per ordine di Pio VI; fu, secondo ciò che si è detto , trasportato nel giardino del Vaticano , ove ora si trova” (A. Nibby – Itinerario di Roma e delle sue vicinanze – 1838).

[7] )           Si trova, ora, ai musei vaticani.

[8] )           In questo portico che, dopo il censimento dell'anno 8 a.C. (descriptio orbis), fu esposta la grande carta cosmografica "totius orbis".

[9] )           Una legge dichiarava sacrilego chi, insieme alle immagini dei Lari, non avesse custodita quella del divo Marco.

[10] )         Da un errore di Sisto V che la scambiò per quella di Antonino Pio.

[11] )         Era tra i numeri 350 e 360 della piazza.

[12] )         Il caffè, originario dell’Abissinia e passato in Arabia e in Egitto nel 1500, fu importato in Italia nel 1605 e nel Brasile solo nel 1727. Ora però in quest’ultimo paese, le piantagioni di caffè coprono una superficie di 2.450.000 ettari che comprendono oltre 3 miliardi di piante di caffè. Da tenere presente che la superficie del Brasile è quasi la merà (47%) di quella di tutta l’America del sud e la sua popolazione forma la più grande nazione latina del mondo (oltre 52 milioni).

[13] )         Fernando Riuz, cappellano  di  S. Caterina  de´ Funari,  e  Diego  ed  Angelo  Bruno, spagnoli, circa nel 1546, si proposero di ricoverare i pellegrini, in una loro casa presso Piazza Colonna, ma vedendo che S. Filippo Neri già vi provvedeva, con la Congregazione della SS. Trinità, si risolsero di ospitare i “Pazzarelli” che nella città non avevano ricovero.
Nel 1548, in seguito alla donazione di una casa contigua, da parte di una pia gentildonna, Faustina Francolinis, con il concorso di donna Giulia Colonna, del padre Lainez, generale dei gesuiti e del cardinale della Cueva, nipote del pontefice regnante, Pio IV approvò la formazione di una Confraternita de´ Pazzarelli nel 1561. Nel 1726, Benedetto XIII lo congiunse a l’ospedale di S. Spirito in Sassia. Solo dopo il 1913, Roma si dotò di un manicomio moderno (per l’epoca) per la cura della demenza. In fine, solo nel 1994, i Manicomi furono aboliti, in Italia, perché ritenuti inadeguati a risolvere il problema delle malattie mentali.

[14] )         Vedi « via dei Bergamaschi » (Colonna).

[15] )         In una casa, che era di fronte al palazzo, vi fu ferito a morte il principe Giuseppe Giustiniani, che vi si era introdotto per sedurre una donna. Sfuggito dalle mani del marito di questa, andò a morire, fuggendo, nell'atrio del palazzo Raggi, attualmente del Credito Marittimo. Fu per questa morte che la discendenza Sforza si disperse nei rami femminili.

[16] )         17 marzo 1659 - "Monsignor Oddi V. Gerente dissacrò la chiesa di S. Paolo in piazza Colonna, per doversi buttare a terra detta chiesa, per breve di Nostro Signore (Alessandro VII) ad effetto di fare più magnifica detta piazza". (Memorie di Don Giuseppe Cervini).

[17] )         Oggi San Carlo ai Catinari (Regola).

[18] )         1659, marzo 28 - Roma – "Editto dei maestri delle strade, col quale si bandisce l'appalto del “gettito" di una parte della Chiesa, convento e case dei Barnabiti di S. Paolo in piazza Colonna, e di una parte della casa della marchesa Muti". (Archivio vaticano, armadio IV, Tomo 74, pagina 358).

[19] )         Quando da Siena giunse a Roma il primo parente del Pontefice, Pasquino disse: "questa è la croce: seguirà ben presto la processione...". E fu profeta.

[20] )         È però da tener presente quel che dice il diario Balena: "31 ottobre 1729 - Questa mattina, per la prima volta, per non ingombrare Piazza Navona, si fece il mercato delle erbe e some d’uva nella piazza Colonna, e perché era anche angusto si distesero sulla Piazza di Montecitorio. Si continuerà finché siano terminate le feste di piazza Navona". E questo dopo ancora 70 anni dall'acquisto Chigi.

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Lapidi, Edicole e Chiese nella piazza:

- Piazza Colonna

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