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STRADE DELLA ROMA PAPALE

Via_S_Teodoro-Chiesa_di_S_Anastasia (3)

L’Insula aveva lo stesso orientamento della chiesa attuale e due strade scorrevano lungo i due lati lunghi dell’edificio, dando accesso ai negozi.
L’edificio fu restaurato ed i pilastri del portico furono rivestiti di mattoni, all’epoca di Domiziano (81-96), quando il Circo Massimo fu, a sua volta, restaurato e ampliato, quindi ancora restaurato nel IV secolo, probabilmente in concomitanza con la creazione della chiesa al primo piano dell’edificio. La chiesa era concepita con navata unica (creata con l’abbattimento dei tramezzi), un transetto e un’abside semicircolare. L’attuale chiesa conserva parti di quella primitiva del IV secolo, nel transetto attuale e nell’abside.
La chiesa non aveva facciata perché pare si fermasse prima della facciata nord-ovest dell’edificio. I negozi continuarono a funzionare e parte delle loro strutture sono tuttora visibili nella parte del transetto a nord-est. L’attività dei negozi deve essere cessata verso il X secolo, quando il livello del terreno era salito abbastanza da rendere inagibili gli esercizi.
La chiesa fu dedicata a Sant’Anastasia, ma non si sa bene se questo nome si riferisca alla sorellastra di Costantino I o ad “Anastasis” (resurrezione), edificio costruito, sul Santo Sepolcro, da Costantino in Gerusalemme o a Sant’Anastasia, martirizzata al tempo di Diocleziano (81-98), nella città di Sirmio (oggi Sremska Mitrovica, a nord della Serbia).
Il documento più antico che attesta l’esistenza della chiesa è una lapide (ora perduta) rilevata nella chiesa stessa dall’umanista Pietro Sabino, nel XV secolo.
La lapide parlava di un mosaico, fatto eseguire da papa Ilario I (461-468), per coprire un affresco, oramai degradato, il quale, a sua volta era stato commissionato da Damaso I (366-383). Segue la menzione della chiesa, quale “Titulus Anastasiae”, nel sinodo tenuto da papa Simmaco (498-514) nel 499.
Leone III (795 -816) fece eseguire un’importante riabilitazione e, si pensa, fece anche ampliare la chiesa,  portandola  a  tre  navate.  I lavori continuarono e furono portati a termine da Gregorio IV (827-844).
Per creare le navate laterali e per estendere il transetto, sul lato destro fu necessario scavalcare la via adiacente con la creazione di arcate sul lato opposto della via, al fine di allargare il calpestio del piano della chiesa, senza chiudere l’accesso ai negozi sottostanti, mentre sul lato sinistro, fu possibile fondare la navata su appoggi preesistenti (probabilmente il portico dei negozi?).
L’importanza della chiesa, la prima (IV sec.) ad essere fondata in una zona centrale di Roma, era dovuta alla vicinanza del potere imperiale bizantino che risiedeva sul Palatino e che rappresentava l’imperatore romano residente a Costantinopoli. Si trattava di una sorta di chiesa ufficiale, punto d’incontro tra il potere spirituale dei papi con il potere temporale dell’imperatore.
Nel 1210, Innocenzo III (Lotario dei conti di Segni – 1198-1216), restaurò la chiesa, facendo eseguire il pavimento di stile cosmatesco e, probabilmente, facendo costruire il campanile romanico che sarà poi demolito, perché pericolante, dal cardinale titolare Bevilacqua Aldobrandini (1571-1627), nel 1598.
L’accesso alla chiesa, ancora notevolmente al di sopra del piano di campagna, era assicurato da una rampa di scale.
L’importanza della chiesa venne meno quando i papi elessero come loro sede Avignone, nel 1309.
Un altro restauro è dovuto a papa Sisto IV (Francesco Della Rovere - 1440-1484).
Tra il 1598 e il 1618, fu costruita la facciata della chiesa con un portico antistante e la piazza intorno fu rinterrata e livellata, facendo scomparire le scale, così come la vediamo oggi.
Nel 1634, una tromba d’aria aveva fatto crollare il portico e danneggiato la facciata, Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623–1644) ne ordinò la ricostruzione per mano dell’architetto Luigi Arrigucci (1575-1647), allievo del Bernini.
In quella occasione, il cardinale Nuno da Cunha e Ataíde (1664-1750), titolare, procedette anche al rifacimento in stile barocco degli interi, ad opera di Carlo Gimach (1651-1730) che, per poter sostenere il nuovo soffitto a cassettoni, introdusse dei poderosi pilastri, lasciando le colonne prive della loro primitiva funzione portante.
La chiesa, così rinnovata, è quella che vediamo oggi ma sempre bisognosa di ricorrenti restauri, avvenuti sotto Pio VII (Barnaba Niccolò Chiaramonti – 1800-1823) e Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti – 1846-1878), nel XIX secolo, con il cardinale James Francis McIntyre (1886-1979), titolare, nel 1960 ed infine, nel 1980, quando il restauro durò per venti anni per provvedere al rinforzo delle sue fondazioni secolari.

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